L'Aquila e la neve |
Come sapete tutti, il nostro centro storico è distrutto,
puntellato e vuoto. Non vi abita nessuna. Qualche commerciante ha riaperto i
battenti, quasi tutti in agibilità parziale dell’immobile. Si contano molti
bar, birrerie, pub, ma anche un negozio di intimo, pizzerie, un
ciabattino, una pasticceria, due macellerie, un negozio di pasta all’uovo e
poco altro.
Il centro ci manca. L’ho detto tante
volte, è la nostra anima.
In centro quasi tutte le sere, ma
soprattutto il giovedì e il sabato, si incontravano i ragazzi, quelli della movida e, come in tutte le città, c’era
chi se ne lamentava: chiasso, vetri rotti, insomma un po’ troppa “esuberanza”. Immediatamente dopo il terremoto, lungo un
viale detto “della Croce Rossa” si ammassarono un bel po’ di locali e la movida
si trasferì. Ci rendemmo subito conto
che a quei ragazzi bisognava offrire ben altro, perché quel viale era divenuto
la strada dell’alcol, almeno così si diceva. I ragazzi, però, riconquistarono
il centro storico dove c’è una cantina a noi molto cara, detta “il Boss” e poi
via via molti altri locali. Non credo che quei ragazzi facciano cose diverse da
prima, corre voce, però, che spesso esagerano. L’ultima notizia riguarda alcuni
di loro che, sere fa, si sono arrampicati sulle impalcature di qualche palazzo
puntellato.
Lungi da me voler giudicare. Ma
dobbiamo per forza riflettere su ciò che accade. La sera, quando fa buio, in
centro storico ci sono solo loro, i nostri ragazzi. A volte penso cosa avrei
fatto io se avessi avuto a disposizione un’intera città diroccata per tutta la
notte!
Il problema non è di semplice
soluzione, ma come dissi già tempo fa, quella nostra città in attesa di essere
ricostruita, deve essere di tutti, o almeno dobbiamo provarci. Cosa intendo?
Intendo dire che noi adulti, o semplicemente meno giovani, saremmo ben felici
di trascorrere qualche ora nella nostra città, non già per controllare i
ragazzi, ma per ridare un senso a tutto ciò che ci sta accadendo. Insomma se
avessimo un luogo, anche un cinema, dove andare alla sera, ci andremmo e poi,
magari, potremmo farci un bicchiere anche noi, o una passeggiata, specie ora
che le serate sono più miti. Se solo si volesse, si potrebbe organizzare un
cinema all’aperto, o anche sotto il tendone di Piazza Duomo. Si potrebbe dar
vita ad iniziative culturali al ridotto del Teatro, ed occuparlo tutte le sere.
Inoltre, non ci giriamo intorno, se ci fosse qualcosa da fare anche nelle
periferie, vecchie e nuove, le cose girerebbero in un altro modo, ne sono
certa! I ragazzi Universitari lo dicevano anche prima: ora avrebbero la
possibilità di stare assieme in luoghi sicuri costruiti apposta per loro, ma
non c’è verso di renderli disponibili, problemi di gestione, dicono! E lì
avrebbero tutto: sale studio, sale per proiezione, bar (eventualmente
autogestito), palestra e chi più ne ha più ne metta.
Si avvicina l’estate, di
associazioni culturali ne abbiamo tante e potrebbero esibirsi nelle piazze,
sulla scalinata di San Bernardino, ovunque. Se davvero qualcuno volesse, si
potrebbero aprire alcuni locali agibili privati e destinarli ad attività “altre”,
per tutti. Certo ci sono i costi da sostenere, ma nessun costo può giustificare
il nulla. Il nulla che ci circonda, il nulla che trovano quei ragazzi e lo
riempiono, come possono. Una città vuota tutta per loro; mi fa pensare a un
ghetto, e scusate la metafora troppo spinta, ma lì li abbiamo relegati, lì dove
volevano tornare, ma dove vogliamo stare anche noi.
Un città abbandonata, sporca, piena di erbacce, dove il degrado regna sovrano: quei ragazzi vivono il disagio, il disagio di tutti noi.
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