lunedì 4 giugno 2012

Il terremoto di Luca






Riprendo oggi, uno dei  racconti tratto dal mio libro "Trentotto secondi"

E' il giorno del lutto nazionale per le vittime del terremoto in Emilia e qui a L'Aquila, tra due giorni, saranno trascorsi trentotto mesi senza più quelle anime che sono andate via. 

Il terremoto di Luca:
LUCA
Chi è Luca? Luca è Luca. E’ tutti gli studenti dell’Aquila messi insieme. Luca ha sempre una parola per tutti, anche una battuta, a volte sarcastica. Luca è un giovane politico che vuole cambiare il mondo. Luca si arrabbia, Luca passa nottate intere a pensare e ripensare. Luca si arrovella. Luca partecipa a tutte le feste, sa tutto dei locali dove mangiare meglio. Un pezzo di Luca è rimasto sotto le macerie dell’Aquila. I suoi studenti, i suoi amici, i sui compagni di ventura non ce l’hanno fatta. Ma insieme a Luca L’Aquila può farcela.


E questo è il terremoto di Luca:

Ero rientrato a casa da un ora e mezza circa, una pausa davanti al televideo.
Poi al letto, scosse da 3.9 e da 3.5, meglio mettersi a letto in tuta, casomai toccasse uscire dall'immobile. Entrambi i cellulari a caricare. Nel letto, come spesso accade, decido di leggere, ancora oggi non riesco a ricordare cosa, ho dunque gli occhiali sul volto.
Leggo e mentre leggo arriva la terribile scossa. E' chiaro subito che è forte, più forte delle altre, d'istinto mi rannicchio di lato e mi copro la testa con le braccia. Non finisce, cominciano a crollare libri, armadi, salta la luce, si sente un rumore assordante, mia madre urla. Mi alzo. Cerco il telefono caduto, lo raccolgo e prendo anche l'altro. Vado dai miei, parte la seconda fase della scossa, la casa balla, sembra cedere. Riesco a far alzare i miei pietrificati, accompagno mia madre sotto l'androne della porta. Mio padre ritarda, la scossa si ferma, prendo la maglia e le scarpe, il faro. Faccio scendere i miei, li seguo e faccio luce, faccio scendere anche l'ultimo della scala.
Siamo fuori, è terrore, il palazzo è fortemente lesionato, penso subito:  il centro è venuto giù.
Penso che il quartiere tra S.Pietro - S.Silvestro - via Garibaldi - via Roma sia crollato per intero.
Tiro fuori le macchine, lascio i miei dentro una di esse: “Rimante qui, io vado in centro”.
Incredibilmente alla prima telefonata rispondono. Mauro, Paola, Alessio e la sua famiglia sono in piazza S. Silvestro. Le case crollate.
Davanti  all'Anas la prima casa venuta giù completamente. E' chiaro, ci saranno morti in città, molti morti. Salgo per via XX Settembre e si mostra la devastazione, come una Beirut sotto le bombe.
Passo davanti la casa dello studente, mi manca l'aria.
Fermo la macchina di fronte alla redazione del “Centro” (il quotidiano abruzzese n.d.r.), sul marciapiede sopra Piazzale Paoli. Urla ovunque; da piazzale Paoli sale solo fumo e polvere. Riscendo via XX Settembre. Una ragazza piangendo davanti al Girasole (pizzeria n.d.r.) urla di andare a salvare la sorella, non capisco, mi faccio indicare, li in fondo c'è casa di Elvio. In macerie, solo macerie. Le prometto di andare a cercare aiuto. Scendo ancora su via XX Settembre, Chiara mi ferma e invoca di salvare la compagna di casa, è incastrata.
Mi indica casa, alzo lo sguardo e vedo il palazzo su via dell'Orto Agrario spezzato a metà. Crollato a metà. Mi fermo sotto la casa dello studente. C'è un ragazzo al 4° piano,  mi dice dove sono gli altri ragazzi dentro, provo a capire. C'è un ragazzo che tira macerie contro la vetrata degli uffici, forse vuole provare ad entrare o ad aprire vie di fuga. Risalgo e corro a cercare i vigili. I primi che trovo, il telefono è a questo punto inutilizzabile, mi spiegano che da ovunque richiedono aiuto, ovunque chiedono soccorsi. Riesco a contattare Tino, mi dice che ai Gesuiti (altro alloggio per studenti, n.d.r.) tutto ok. Capisco che non hanno la percezione della tragedia perché mi dice che una ragazza sola si è ferita, è  scalza. Non so come dire che via XX Settembre è un campo di guerra.
Raggiungo di nuovo i Vigili, all'unico povero mezzo su via XX Settembre,  provano a fare quello che possono. Si dirigono verso la casa di Elvio. Poi scende la macchina con la scala verso la casa dello studente, Chiara ha ancora la coinquilina dentro e implora aiuto. Cominciano a scendere i ragazzi rimasti dentro, con la scala. Vado dietro S. Giusta, passo per i vicoli, molti crolli, ma i palazzi in piedi. Vado verso  piazza Duomo. E’ un continuo di scosse e cadono le macerie davanti, dietro e ai miei lati. Corro riportandomi sul Corso. Cerco con gli occhi tutti e registro chi c'è. Vedo Marino e Giorgio, vedo Fabio e Elvezio…. E’ evidente che anche in piazza Duomo, dove tutti vengono dai crolli del centro, non hanno la percezione di ciò che c'è a via XX Settembre; dico a tutti che li è macerie macerie macerie e della casa dello studente. Riscendo da via Sallustio e risalgo via XX Settembre, c'è una anziana che ha preso una macchina senza avere patente, ha sbattuto contro un albero, la faccio scendere e le dico di rimanere sul marciapiede, sposto la sua macchina. Macchine in fuga, macerie, vigili, ambulanze. Alla casa dello studente la scala dei Vigili va via, non possono entrare, devono aspettare macchine che lavorino dall’esterno. Piergiorgio è dentro e parla. Giancarlo lo sprona. Gli diciamo di attendere che li tireranno fuori. Cerchiamo di capire chi è dentro. Francesco, Angela, Davide, Alessio, e ancora altri. Non riesco a capire se Carmela è dentro. Avevo parlato con lei  su Facebook due ore prima della scossa. Chiedeva se l'università era chiusa o aperta. L'amica di Chiara l'hanno tirata fuori.
Vado verso casa di Elvio. La sorella di quella ragazza è li, sempre lì. Si scava a mano. A mano. Scendo in fondo verso Campo di Fossa e giù verso le villette liberty. Crolli. Casa di Noemi. E’ una tragedia senza fine.
Riesco a sentire Mauro che mi fa l'elenco dei ragazzi trovati, che hanno risposto etc.... aggiorno con quelli che so io, che ho ricevuto e che ho incontrato. Mancano ancora alcuni.
Manca sempre Elvio.
E la sua casa è solo macerie.

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