domenica 28 novembre 2010

Record e miracoli


                                                            Città ideale

A leggere e sentire gli ultimi comunicati stampa di Commissari, Premier e leader vari, sembra che L’Aquila non sia una città da ricostruire, ma un territorio dove si fanno record o miracoli. Ultimamente ci vediamo confrontati con il Friuli e Umbria e Marche, a volte vinciamo, altre perdiamo.
“La ricostruzione in Friuli iniziò più tardi che a L’Aquila”, “Se non ci sarà lo stesso trattamento di Umbria e Marche sono pronto a fare la rivoluzione”. Questi solo due esempi di slogan.
Io proverei a ripartire dall’inizio e cioè dalle 309 vittime. Nell’anno 2009, un terremoto annunciato miete 309 vittime. E chi è aquilano sa che il caso ha voluto risparmiarne altre. Il nuovo millennio in Italia porta subito un conto, altissimo.
La ricostruzione deve partire da lì, o lo abbiamo dimenticato? Dalle responsabilità, dalla giustizia.
Le responsabilità vengono da lontano perché si permise di classificare il nostro territorio come zona sismica 2 e si costruì non adeguatamente, data la sismicità reale. Poi si passa attraverso piani urbanistici che permisero la realizzazione di palazzi e case su terreni da riporto e altri su faglie attive, senza che fossero adeguate le norme edilizie. Ed ancora si è permesso di costruire con incuria, con cemento e ferro non a norma. Si sono ignorati i rapporti che parlavano di adeguamenti di costruzioni pubbliche e private, si è ignorata la prevenzione, i dati scientifici, la storia, i piani di evacuazione.
La ricostruzione dovrà darci una città sicura. Per questo ci sono le tecnologie e le conoscenze. Trovo superficiale che si dica “nei piani di ricostruzione devono essere indicati i palazzi e le case che dovranno essere abbattute” perché alcune lo saranno in quanto più o meno rase al suolo, altre lo saranno perché la microzonazione potrebbe indicare una inadeguatezza del terreno ed un' amplificazione eccessiva delle onde sismiche, altre ancora lo saranno perché troppo costosa la ricostruzione. Per quelle che potranno essere ricostruite l’adeguamento alle nuove norme sismiche dovrà essere in percentuale (credo l’80%): che vuol dire? Saranno sicure? Potrebbero subire danni strutturali in caso di sisma pur garantendo il non crollo? Ecco, cerchiamo di essere chiari. Ed allora come può un piano di ricostruzione essere fatto senza fondi certi, senza sapere quanto si avrà a disposizione per costruire ex-novo e quali siano le garanzie in caso di ricostruzione? Come può un ente locale decretare l’abbattimento di una casa privata senza poter garantire un risarcimento adeguato per la ricostruzione?
La nostra nuova città dovrà garantire tutti: giovani, vecchi, abitanti dei centri storici e delle periferie, lavoratori, studenti…
E allora: dove è la stima dei danni comprendente la ricostruzione sicura? Dove sono le norme che garantiscono un risarcimento al 100%? Dove è il progetto della nuova città, dei nuovi paesi? Dove verranno conservati e dove ci saranno innovazioni?
Dove è, al momento, la garanzia di una ripresa economica? Come si può iniziare una ricostruzione da luoghi che non permettono la ripresa del commercio e dell’artigianato? Si parlò all’inizio della riapertura di corridoi commerciali, poi si dimenticò. Per il centro storico dell’Aquila e per gli Aquilani tutti credo sia essenziale far ripartire le vie principali e riportare la città pian piano ad essere il luogo di socialità, quello che ci manca di più. Occorre ridare alla città la sua casa, il Municipio.
Ma queste sono solo idee mie. Forse sbaglio tutto e devo attendere, sperando per il meglio. Non rinuncerò, in ogni caso, a porre domande e ad aspettarmi trasparenza, informazione e la partecipazione di tutti alla rinascita del territorio.

Desideriamo essere ricordati per un unico RECORD (non miracolo): quello di essere a breve la prima città a prova di terremoto. Quando verrà non dovremo più piangere nessuna vittima.

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