In questo post, intitolato La Città Universitaria, il 17 settembre scorso, provavo a scrivere in termini moderati, cosa mi sembrava non fosse L’Aquila: una città Universitaria. Il post si concludeva così: Sono esterrefatta di come l’Ateneo venga ancora percepito come estraneo alla città. Uno straniero che dopo tanti anni ancora non “merita” la cittadinanza.
C’è stata un’assemblea oggi all’Università, nella quale di discuteva della giornata di mobilitazione nazionale del prossimo mercoledì 17 novembre. Il 17 novembre è una data di grande valore simbolico per gli studenti e non solo: in quel giorno del 1939, infatti, centinaia di studenti cecoslovacchi, che si opponevano alla guerra, furono arrestati e uccisi dai nazisti. Nel 1941 alcuni gruppi di studenti in esilio, primo nucleo dell'International Union of Students, decisero che il 17 novembre sarebbe diventato l'International Students Day, la giornata internazionale di mobilitazione studentesca. Da quel giorno ogni anno in decine di paesi gli studenti si mobilitano per rivendicare il diritto allo studio per tutti e la necessità di costruire un mondo di pace, giustizia, democrazia e libertà.
La giornata di sciopero a L’Aquila, in particolare, assume un valore “assoluto”: gli studenti aquilani non hanno diritti. Zero borse di studio, zero servizi, zero strutture.
Mentre ero in riunione mi tornavano alla mente i vari proclami post-terremoto: da Gelmini a Napolitano, da Cialente a tutto il Consiglio Comunale dell’Aquila, la Provincia, vari Parlamentari. Promesse: nuove case dello studente, alloggi provvisori (di tutto: case su ruote, MAP, container) con tanto di moduli di censimento da riempire. «L’Aquila deve ripartire dalla cultura, dalla sua Università» mi sembra ancora di sentire tutte quelle parole.
Oggi non ci sono neanche più le parole, nulla. Se non voci di corridoio, sparate false su giornali riguardanti loschi affari perpetrati dall’Ateneo, accuse di non collaborazione per giustificare accordi con altre realtà, nessuna presa di posizione nei riguardi della popolazione studentesca.
E mentre più di 8000 studenti viaggiano giornalmente (da 2 a 6 ore al giorno), aspettano gli autobus in strade buie e senza pensiline, mangiano panini, studiano sui banchi nei corridoi delle Facoltà, alcune studentesse in aree abbandonate (nucleo industriale di Bazzano) vengono importunate mentre aspettano di tornare a casa, la città ha scelto: un destino, che non comprende la sua Università. Accusandola di avere studenti finti, docenti nulla facenti, uffici inutili. Peggio del peggior Brunetta. Preferendo percorrere la via del mattone, del localismo, di interessi pecuniari, di ringraziamenti e gratitudine.
Chiedo quindi a tutti i miei colleghi, docenti, amministrativi e studenti di unirsi e fare fronte comune.
Salviamo L’Aquila, sosteniamo i nostri ragazzi.
L’Aquila 20 novembre ore 14.00, sfiliamo assieme con il gonfalone dell’Ateneo: per la ricostruzione, per sostegni veri alla ripresa economica e al lavoro, per una dilazione nella restituzione delle tasse, per la partecipazione di tutte le componenti della città alla rinascita del capoluogo di Regione. Per una città della conoscenza, della cultura, delle opportunità, dell’innovazione, dell’accoglienza, una città viva, grande, aperta, solidale, coraggiosa e ancora forte e gentile.
Vi lascio un video del 30 ottobre 2008: Studenti, professori, gente comune, insieme per una scuola migliore: no alla riforma Gelmini. L’audio è stato disattivato da You-tube, era The Boxer di Simon e Garfunkel, ma forse muto rende ancora di più.
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