L’Aquila scende in piazza e chiama L’Italia: 20 novembre 2010, ore 14.00.
Sto cercando da giorni di scrivere qualcosa di nuovo su questo blog. Ma non mi riesce.
Mi trovo sempre a L’Aquila, una città che non c’è più, ferma, da 19 mesi.
La novità potrebbe essere che dopo 9 mesi, ieri l’altro, a L’Aquila è tornato Berlusconi; ma come al solito la visita era blindata, stavolta all’interno della Caserma della Guardia di Finanza (ex-Dicomac); come al solito ha insignito di riconoscimenti qualcuno (tra cui Boschi), ha raccontato di nuovo delle sue prodezze aquilane assieme a Bertolaso, davanti ai nostri rappresentanti istituzionali sorridenti e accondiscendenti… insomma, così, come al solito.
Non è nemmeno una novità che i pochi cittadini decisi a raggiungere la Caserma, per stendere qualche striscione, sono stati brutalmente fermati e che i poliziotti erano platealmente in sovrannumero rispetto ai manifestanti: bè, anche questo è routine.
Una routine che ti spiazza e ti fa venire voglia di urlare. Ma non serve. Di andare via, ma dove e come? Insomma una paralisi.
Se non fosse per questi cavolo di cittadini che ogni tanto fanno un po’ di casino, che organizzano assemblee, che litigano tra di loro, che scrivono regolamenti, piattaforme, leggi, progetti eccetera, che noia che sarebbe questa città!
Se non riuscissi a trovare comico che qualcuno ormai arrivato ai vertici della sua carriera Istituzionale, ieri l’altro, ancora, per l’ennesima volta, in un’intervista, ha nominato le “carriole” definendole “il nulla”, penso che impazzirei. “Jamo” (come si dice da queste parti), è mai possibile che qui sia avvenuto un sequestro di carriole e che le persone che guidavano questi aggeggi pericolosissimi siano state raggiunte da avvisi di garanzia?
Così, mentre le catastrofi (naturali e non) si abbattono su questo paese mettendo a dura prova la calcolatrice di Tremonti, i soldi per la prevenzione dei danni, non si sa dove sono. Mentre tutti aspettano di avere risorse dal decreto mille-proroghe, il Governo vacilla e non sa a chi dare il resto per rimanere a galla.
Qui dall’Aquila vi parlano i cittadini che da gennaio saranno oltreché terremotati, anche i più tassati d’Italia. Questa sì che è una novità.
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