martedì 19 luglio 2011

L'Aquila è nostra




La mia sala quasi vuota

Oggi, a 834 giorni dal sisma, la mia casa è vuota.
A breve inizieranno i lavori di ristrutturazione ed ho dovuto portare via tutto.
Svuotare armadi, cassetti, cucina, librerie, persino la cantina. Tutto inscatolato e portato via, assieme ai mobili.
Qualcosa ho tenuto con me: certe cose rispolverate da un cassetto dimenticato mi hanno trafitto il cuore, un amore inaspettato, dal quale non sono riuscita a separarmi, ancora, per altri due anni o forse più. Poi ho voluto pulire tutto, anche se tutti mi dicevano “Sei matta? Qui verranno a buttare giù pareti, a togliere il pavimento…”,  ma non sopportavo l’idea di un saluto così impolverato.
Ora in questa casa provvisoria piena di cose che devo lavare, per portarle poi non so dove, mi sento come se la mia vita di prima, dimenticata per questa nuova, sia partita per un lungo viaggio, senza una meta precisa. Perché quando tornerà, sarà in via Angelo Colagrande, ma in un’altra città. Che come sarà non so dire.
Con l’odore acre di tutta quella polvere, dell’abbandono che ho toccato, delle ragnatele nere appese al soffitto, dei libri vecchi e nuovi, degli album delle fotografie ordinatamente stipati, mi sento svuotata e sospesa, ma non arresa. Tra due anni e forse più, desidero rientrare in un’idea di città, più bella di prima. E voglio aiutare i miei concittadini a essere protagonisti della rinascita, a uscire dalla rassegnazione e dalla passività.
L’Aquila è nostra.

1 commento:

  1. Io stanotte in un momento di insonnia mi sono detta che se veramente veramente gli aggregati a Ofena li attaccano il prossimo anno, io mollo tutto e torno giù con i figli a viverci almeno qualche mese, per riprendermi il tempo e le cose. Ma fra due anni chissà come stiamo messi.

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