Piazzetta IX Martiri: la fanciulla storta (sabato 11 maggio 2013) |
Il 15 maggio
2013 saranno trascorsi 1500 giorni dal sisma che distrusse la mia città,
L’Aquila, e mi andrebbe di scrivere
qualcosa, ma non so da dove cominciare.
Magari è meglio
dare subito qualche numero: 12249 persone si trovano alloggiate nelle
cosiddette new towns, 2532 alloggiano in moduli abitativi provvisori, 6646
persone percepiscono il contributo di autonoma sistemazione, 143 sono in
strutture ricettive sia dentro che fuori provincia, 231 in affitto concordato e
116 si trovano all’interno della Caserma della Guardia di Finanza, quella del
G8. Insomma 21987 persone sono sfollate, sì, perché si dice così. Sono sfollate
perché non hanno ancora il loro alloggio. Poi ci sarebbe da dire che molte
scuole sono nei MUSP (moduli ad uso scolastico provvisori) e che le chiese sono
MEP (moduli provvisori) e alcune farmacie nei container, così come alcune mense
universitarie e reparti ospedalieri.
A quattro anni
dal terremoto siamo giunti ad avere più
o meno 1.109 disposizioni (leggi e
leggine) da seguire per ricostruire il
territorio: una ragnatela burocratica inestricabile.
E i numeri della non ricostruzione parlano ancora più chiaro:
I soldi in
cassa (al Comune) sono 156 milioni e sono già tutti impegnati. Nel triennio
2013-16 per la ricostruzione privata si avranno (delibera CIPE n.135) 985
milioni, ma i progetti di ricostruzione
presentati hanno bisogno di una copertura che supera 1,2 miliardi. In
attesa di contributo, infatti, al momento, ci sono ben 1914 progetti (non solo
per il centro storico ma anche per le periferie) per un importo complessivo di
612 milioni e la Soprintendenza aspetta 400 milioni per 60 progetti già
presentati. Per non contare altre 1500 pratiche trasferite all’ufficio per la
Ricostruzione con un importo stimato di 700 milioni.
In realtà per
la ricostruzione la cifra necessaria si aggira intorno ai 3 miliardi e mezzo di
Euro.
E se non arrivano soldi i cantieri non partono, la città è ferma, l’economia langue, i cittadini stanchi e in procinto di andare via. Le ultime promesse, quelle dell’ex-Ministro Barca, svaniscono, come tutte le altre.
E se non arrivano soldi i cantieri non partono, la città è ferma, l’economia langue, i cittadini stanchi e in procinto di andare via. Le ultime promesse, quelle dell’ex-Ministro Barca, svaniscono, come tutte le altre.
E poi ci sono i
se. Se lo stesso zelo e gli stessi soldi per costruire le new-towns si fossero
usati per ricostruire …. se avessimo ottenuto la tassa di scopo … se il sindaco
si fosse opposto … se le abitazioni provvisorie fossero state più vicine alla
città … se non si fosse puntellato anche “l’imputellabile” …se fossimo stati
noi cittadini a decidere … se ci fosse stata trasparenza…. se ci avessero allarmato … se potessimo tornare
indietro .. se potessimo guardare avanti..
Intanto la
primavera scorre e in città l’erba la fa da padrona. L’odore della mia città è
indescrivibile, un misto di abbandono e qualcosa che non saprei definire:
mentre giri per i vicoli vietati puoi essere assalito da una ventata gelida che
porta con sé odore di morte, o da un tiepido venticello che sa di tigli e
ippocastani. Dipende. Dipende da come ti senti.
Mi hanno detto che durante il primo inverno post-terremoto in centro trovarono tracce di lupi, poi neanche più quelli.
Mi hanno detto che durante il primo inverno post-terremoto in centro trovarono tracce di lupi, poi neanche più quelli.
E’ di pochi
giorni fa la notizia dell’ennesimo scempio: la statua di una Piazzetta (IX
Martiri) è stata divelta. Nella foto la vedete “storta”, era sabato mattina. La
notte seguente l’hanno tirata giù.
L’Articolo 9
della costituzione recita:
«La Repubblica promuove lo sviluppo
della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio
storico e artistico della Nazione.»
Ma qui sembra
vigere persino un’altra costituzione.
Ed un’altra
giustizia: ad essere chiamati a processo sono i cittadini che manifestano
disagio e non già chi si è curato solo dei propri interessi. Poi se la condanna
arriva ad una commissione colpevole di averci rassicurato, allora arriva anche
un giudizio sul giudizio: siamo come l’inquisizione.
L’Aquila è
ferma, ha paura. Dell’incapacità, delle parole, dei facili guadagni, degli
interessi di pochi e del silenzio di tanti.
Ricordo un
manifesto apparso all’entrata della città pochi giorni dopo il sisma “L’AQUILA
TORNERA’ A VOLARE”: per volare ha bisogno del coraggio di tutti noi. Il
coraggio di parlare e di dire come stanno le cose.
Perché si può
ricominciare, in un altro modo.
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