domenica 18 novembre 2012

Fare finta


Piazza Duomo, L'Aquila: com'era.



Una giornata autunnale da manuale: non freddissima, buia, pioggerellina insistente.  Ti alzi dal letto un po’ più tardi, ma già alle 8.30 ti senti in trappola, in questa nuova periferia senz’anima, in una casa piccola e pienissima, di cose e persone.
Così sono uscita in automobile. Direzione Madonna D’Appari: «Lo voglio vedere lo scempio della galleria!» prima non ho avuto il coraggio.

Lungo la strada, vuota, che connette l’ovest all’est di questa città dispersa, passo sotto la mia casa, quella in ricostruzione. La guardo e decido: «Parcheggio,  faccio finta di abitare qui e, come facevo prima, mi faccio una passeggiata fino in centro».
Per strada faccio finta di niente: non mi soffermo sulle case demolite, né su quelle vuote e neanche su quelle foderate di impalcature.
Proseguo e incontro una turista francese che, in un inglese stentato, mi chiede «Dov’è il centro città?».
«E’ in fondo a questa strada;  se vuole andiamo assieme, anch’io sto andando lì»
Ci avviamo. «Guardi che però il centro è chiuso».
«E lei cosa ci va a fare?»
«A far finta che sia aperto e anche ricostruito.»
La signora, incredula, decide di svoltare per il castello. Come darle torto?

Arrivata alle barriere dell’imbocco del corso stretto, faccio finta di voler fare il giro lungo e mi avvio per via Castello, poi via Veneto ed “atterro” in Piazza San Bernardino.
A quel punto, data la presenza di militari, devo per forza far finta di voler scendere la scalinata della chiesa e di guardare in su per passare sopra le transenne, che sono a terra, a fine scalinata.
Vedo un signore che fa finta di fare “footing” tra i vicoli altrimenti chiusi e decido di far finta di correre anch’io, fino a piazzetta IX Martiri e giungo sul Corso. Sono in salvo. 

Ma no, di qua e di là transenne e, per fortuna, un signore anziano che fa finta di non aver varcato alcuna transenna. Ci guardiamo e facciamo finta che sia tutto normale. Arriviamo in Piazza Duomo, siamo salvi davvero. 

Un caffè, qualche chiacchiera e poi il ritorno. 

Faccio finta di voler arrivare a Collemaggio, dove prendo a sinistra per rivedere via Strinella, facendo finta di pensare a quando abitavo lì, da studentessa. 
Prendo su per Porta Leone, di nuovo indietro fino alla Fontana Luminosa e poi di nuovo a casa. 
La riguardo, mi commuovo e faccio finta di essere stata invitata a pranzo a Cese di Preturo. Mi fermo persino a comprare del vino e un dolce. 
Poi arrivo qui e cucino. 

E non c’è più bisogno di far finta.

Nessun commento:

Posta un commento