Questo è il suono dell’Oceano Pacifico alle Hawaii
Giungono al termine le mie vacanze e, in una sola parola,
posso dire che sono state uniche. Non solo perché sono andata lontano, non solo
perché le ho trascorse assieme alla famiglia di mio fratello che più o meno da
4 anni non contattavo veramente (vive negli States), e non solo perché ho
rivisto la mia amica del cuore dopo 10 anni (vive a Philadelphia), ma
soprattutto perché ho visto talmente tante cose nuove che ne sono ancora
piacevolmente confusa.
Ho tenuto stretti contatti con la mia città tramite un
social network e confermo che “più sei lontano più ti appare tutto paradossale”:
come se la lontananza ti facesse percepire di più l’immobilismo, l’incompetenza,
la farraginosità, insomma tutte quelle cose che ci affogano, ci schiaffeggiano
quasi; mentre una città, i suoi borghi infestati di erbacce, piene di macerie,
i ruderi, giacciono in attesa di non so cosa. Stride da lontano, perché ancora
lo racconti, incredula, a chi non abita a L’Aquila, in Abruzzo, ma ne ha
sentito parlare e pensa sia tutto risolto: una “cosa” lontana che nell’immaginario
collettivo è risolta. E non sai spiegare perché, invece, non è vero.
Poi però nella mia vacanza ci sono stati i tropici, la
natura prorompente, i profumi, l’oceano, i tramonti e le stelle.
E quindi eccomi qui, ricaricata, pronta per un altro lungo
inverno a Cese di Preturo.
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