L’Aquila, Info-Point dell’Università a Piazza Duomo, pochi
giorni fa.
Si avvicina una giovane donna che comincia a chiacchierare
con una delle dipendenti dell’ufficio orientamento dell’Università, della quale
sembra essere amica.
Non stavo origliando,
sia chiaro. Ho sentito questa giovane donna domandare:
«Come va l’Università, le iscrizioni?»
«Come va l’Università, le iscrizioni?»
«Bè per quest’anno è ancora presto, speriamo bene», risponde
l’amica.
E lei: «Ma è vero che con la storia dell’esonero tasse si sono
iscritti “cani e porci”?»
Ecco, a questo punto non ci ho visto più dalla rabbia e sono
intervenuta, con calma, facendo notare alla giovane donna che tra i “cani e porci” di cui sopra,
c’erano anche le due studentesse che durante la Perdonanza, all’Info-Point hanno
lavorato per noi.
Solo successivamente ho potuto capire che questa giovane donna è
aquilana e studia all’Università.
A Roma, però.
Le storie dei “cani e porci”, della diminuzione della qualità
della didattica e varie altre amenità a proposito dell’Università, le trovo
così balorde che non riesco neanche a scriverne.
Comunque vorrei cercare di essere razionale: secondo quella
giovane donna e molti altri aquilani, l’Università dell’Aquila sarebbe scaduta
qualitativamente a causa dell’esonero tasse per gli studenti, che è stato
concesso per tre anni più altri tre, in conseguenza del devastante sisma che
nel 2009 è costato la vita a 309 persone ed ha distrutto un territorio intero.
Esonero tasse=diminuzione qualità.
Perché? Sembra chiaro che, secondo questo giudizio, aver dato
l’opportunità di iscriversi all’Università senza dover corrispondere le tasse
(circa 1000 Euro l’anno), ha attratto a L’Aquila la peggio specie di
gioventù. La prima cosa che mi viene in
mente è il “retro - pensiero” che sta alla base di questo giudizio: se sei così
povero da non poterti permettere neanche di spendere 1000 Euro per la tua
formazione, sei anche (anzi soprattutto) “asino”, poco incline allo studio e,
perché no, approfittatore.
Invece chi ha
soldi e, quindi, può permettersi di spendere 1000 Euro l’anno e anche di più, è
automaticamente degno di iscriversi e assolutamente non catalizzatore di
diminuzioni di qualità nella didattica universitaria.
Per molte famiglie mantenere un figlio all’Università
non significa solo spendere quei 1000 Euro l’anno, ma soprattutto rimandare di almeno tre anni l’eventuale
entrata nel mondo del lavoro e, quindi, sobbarcarsi il suo mantenimento per
tutta la durata degli studi; trovo che quel retro-pensiero serpeggiante sia
quanto di più razzista si possa sentire nei confronti di altre persone. Inoltre
mi viene in mente come sia naturale pensare che le famiglie non contino più
nulla e, cioè, come sia ormai sentire comune che dove c’è convenienza si
approfitti della stessa: insomma se hai un figlio che non vuole studiare, che
preferisce un’altra strada, tu come genitore invece di aiutarlo a trovarla gli
suggerisci: «Vabbè, è gratis, vai a L’Aquila».
Quindi quel retro-pensiero nasconde un modo di porsi nei confronti
del prossimo che in generale viene nascosto secondo la peggiore ipocrisia
cattolica italiana.
Io invece proverei a esonerare dalle tasse per un po’ tutti gli
studi universitari, per capire ciò che succede. E cioè per dare l’opportunità a
tutti, proprio tutti, di accedere agli studi superiori, non solo per evidenti
ragioni culturali, ma anche e soprattutto per questioni di pari opportunità e
diritto allo studio.
A iscriversi a L’Aquila, oggi come ieri, sono tanti ragazzi, bravi e meno bravi, più o
meno abbienti, più o meno inclini allo studio, più o meno desiderosi di
concludere il percorso in breve termine. Magari a L’Aquila oggi si iscrive che
sarebbe andato altrove e trova nell’esonero tasse e nel trasporto gratuito una
convenienza tangibile, che fa pesare meno alla famiglia i tre o cinque anni di
studio.
Inoltre, personalmente come docente, non ho affatto abbassato il
livello delle mie lezioni, non ho affatto evitato di fare la parte pratica del
mio corso (tra l’altro in bellissimi laboratori nuovi di zecca), non ho affatto
abbassato la guardia durante gli esami.
Sono stufa di queste generalizzazioni, di questo fango che viene
buttato sull’istituzione universitaria proprio dagli aquilani, cioè coloro che
dovrebbero difenderla, chè tanta ricchezza, non solo economica, dà alla città e
all’intero territorio.
In ultimo spero che chi ha potuto iscriversi all’Università dell’Aquila
proprio per la convenienza dovuta all’esonero tasse, possa divenire una persona
soddisfatta del proprio lavoro conquistato attraverso la possibilità di
accedere alla formazione superiore (magari anche attraverso soggiorni all'estero).
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