giovedì 19 gennaio 2012

La città storta

Dal mio libro “Trentotto secondi”

“In questo nuovo posto, al pomeriggio, siamo assaliti da giornalisti in cerca di scoop. Ci fotografano
mille volte con le nostre maglie “Io non crollo”. A soli tre giorni dal sisma vogliono sapere cosa
faremo ed immancabilmente io rispondo: saremo qui. Mi scopro calma, ma combattiva. Riesco
persino ad insultare due giornalisti in pena per gli animali dello stabulario: mi sembra incredibile.
Stiamo andando ai funerali solenni di quasi 300 vittime e qualcuno cerca lo scoop dei topi.”

Ho ascoltato alcune intercettazioni telefoniche, una del 30 marzo 2009, l’altra del 9 aprile 2009, il giorno prima dei funerali delle vittime. E così ho persino perdonato quei giornalisti in cerca di scoop, o meglio sono stati cancellati dalla voce di Bertolaso, l’eroe, il buono, il “celoinvidianotutti”. Vi posto, a futura memoria le telefonate intercettate: in una sentiamo l’ex-assessore alla Protezione Civile regionale, Daniela Stati, nell’altra, addirittura, Gianni Letta, l’altro benefattore.


                                                Guido Bertolaso e Gianni Letta

                                        Guido Bertolaso e Daniela Stati

Ecco, non è che ci sia tanto da dire dopo averle ascoltate. Solo che io proprio non riesco a staccare la connessione neuronale che mi riporta indietro a quella notte, dove non mi è passato nemmeno per l’anticamera del cervello il pensiero di uscire, né a me né ai figli. Un po’ di paura e poi la solita frase, detta e ridetta per mesi, settimane, giorni ed ore: “E’ normale”, speravamo tutti fosse normale,  persino che ci doveva dire di alzare il livello di guardia. Ora ci starebbe bene “E’ normale il caxxo”, ma pare che non sia signorile scriverlo su un blog, specie se sei un professore. Allora passo oltre, al giorno dei funerali: anche lì i neuroni non vogliono cancellare il dolore, il silenzio, le lacrime, il senso di colpa, l’inadeguatezza di qualsiasi parola, smorfia o emozione. Ciascuno era solo in mezzo ad un mondo nel quale non si riconosceva. E solo all’uscita abbracciai un’amica, di cui ancora non avevo avuto notizia: “Sei viva,  ti voglio bene”.

Nel mio libro scrivo che la  città mi pareva “storta”, si, storta, rovesciata, messa a testa in giù e poi ricomposta, così come veniva.
Invece qui di storto e rovesciato, rimesso su così come veniva, è tutto il resto. E’ stato tutto distorto, in maniera surreale, come nel film “The Truman Show”: tutti inconsapevoli attori di un copione già scritto. Ma la cosa più assurda è che a scriverlo è stato il protettore, la persona più osannata persino dai terremotati. Una persona potente che ha usato il suo potere non già nella responsabilità che aveva, ma per mettere su uno spettacolo che, a dire il vero, non ha eguali (almeno nella mia memoria), uno spettacolo nel quale ha persino piegato i famosi “luminari del terremoto” e ahimè le bare allineate.
Un mondo rovesciato, nel quale la popolazione è un gregge da guidare, un mondo rimesso su così come viene perché invece che una città hanno costruito ex-novo 19 piccoli satelliti costosissimi.

A questo punto ci starebbe bene una parolaccia di quelle indicibili, ma pare che non sia signorile.
Allora serve una parola di altra lingua: fuck!!

1 commento:

  1. Ceausescu. iO a fine di quell' aprila che ancora non scendevo ma sentivo tutto il circo e anche le cose dall' interno mi veniva da chiedermi quando qualcuno avrebbe fatto una tesi di laurea in comunicazione per esplorare la costruzione di quella realtà parallela e fuori da questo mondo che ci propinavano i media. Quest'ipnotizzazione collettiva. Calcolavo 20 anni. Chissà.

    RispondiElimina