martedì 25 ottobre 2011

Chi di speranza vive ....



E’ un po' che non scrivo e in realtà non so “di cosa” scrivere.
Della mia città ferma? Oppure dell’ultima ordinanza capestro (ancora non partorita)? O della campagna elettorale in atto a L’Aquila che fa stagnare ancora di più la ricostruzione? O della mancanza totale di un’idea di città futura? O di tutti quegli aquilani sull’orlo del collasso finanziario? O della imminente restituzione tasse a meno di un miracolo all’interno del decreto sviluppo? O della opacità della politica locale e nazionale? Delle promesse? Della sicurezza dimenticata? Dei processi?
E no, questo lo sanno tutti e mutatis mutandis, la situazione è così nell’Italia intera. Quindi di che scrivo? Scriverò della speranza, di una città migliore.
Perché L’Aquila, migliore non è mai stata, negli ultimi anni, almeno. Non la conosceva nessuno; chi la incontrava casualmente, non trovava ciò che sarebbe stato degno di cotanta bellezza. Servizi efficienti, per esempio, o trasporti adeguati, o locali aperti nelle festività. E non trovava in mezzo ai gioielli antichi, immissioni moderne belle ed efficienti. Vi trovava invece palazzi, quasi sempre frutto di speculazioni, che si stagliavano brutti, in verticale, in strade centrali e periferiche come se l’altezza dovesse significare sicurezza, quando invece erano solo più appartamenti, da vendere e affittare. Vi trovava lavori iniziati a mai finiti, alcuni azzardati, seguendo una moda che fruttava quattrini: la metropolitana di superficie ne è solo un esempio. Vi trovava orribili cassonetti per l’immondizia, strade buie, locali improvvisati.
Diciamocelo, L’Aquila una cosa la può fare, sicuramente: migliorare.
E invece sta peggiorando: perché chi dice che è tutto fermo, non si rende conto che la realtà è ben diversa! “Le cose” stanno accadendo, ma questo né si dice, né si scrive. Le non scelte in realtà sono scelte: così se non si progetta un’idea di città, sarà forse per incapacità, ma soprattutto per poter realizzabile ciò che non lo sarebbe, se ci fosse un masterplan, un piano regolatore aggiornato, chessò, qualcosa. L’assenza totale di questo ci fa brancolare nel buio e ci fa guardare troppo spesso solo la situazione personale.
Quindi, quando poi sento che si critica, spesso pesantemente, qualsiasi iniziativa di cittadini liberi che stanno pensando di mettersi in gioco, se non altro per smuovere la melma nella quale stiamo affogando, mi pare che ci si voglia togliere anche la speranza. I cittadini non sarebbero esperti in amministrazione (sigh!), non saprebbero cosa fare con i debiti fuori bilancio (gulp!!), addirittura sarebbero “colpevoli” di non voler cambiare i partiti dall’interno (sgrunt!!), incapaci a fare politica (poffarbacco!!) [le esclamazioni  tra parentesi voglio tutte dire: perché loro sì?].

“Chi di speranza vive, disperato muore” , ma se la speranza diventa concretezza, moriremo lo stesso, con una L’Aquila migliore nel nostro cuore.

www.appelloperlaquila.org

2 commenti:

  1. Sono pienamente d'accordo con te, specie sulla valutazione dell'Aquila "com'era"... La speranza può nascere solo da un forte patrimonio di idee che si faccia contraltare alla politica di amministratori "esperti" solo nei meccanismi di accumulazione di rendite e prebende. Ma verrà il momento in cui qualcuno dovrà rispondere alla domanda: ma come la vogliamo ricostruire/riconvertire questa città?

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  2. Il momento, Walter, è già arrivato!!

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