mercoledì 2 luglio 2014

Storie di ordinaria follia






Mi va di raccontarvi una storia oggi, realmente accaduta. Potete starne certi, perché è accaduta a me.

Premessa: per ricostruire le nostre case, a L’Aquila, fino ad una certa data abbiamo usufruito del cosiddetto “contributo agevolato”. In soldoni, una volta approvato il progetto di ricostruzione e il relativo costo, al condominio, alla singola abitazione, a chiunque, venivano versati i soldi su un conto corrente nominativo e infruttifero, su cui pagare tutte le fatture (impresa, progettazione eccetera).  Ben presto i soldi della Cassa depositi e prestiti sono terminati e si è passati al cosiddetto “contributo diretto”. In soldoni (anche questa volta), l’impresa, il progettista eccetera, previa presentazione di vari SAL (stato avanzamento lavori) vengono liquidati direttamente dal Comune, se ha i soldi, ovviamente. Per evitare che i soldi stanziati venissero dispersi (almeno credo) il Comune, anche per i contributi diretti, ha dato la possibilità ai privati di aprire un conto corrente nominativo infruttifero su cui ha versato, appena disponibili, i soldi del contributo diretto. Per pagare le fatture, però, non si può andare direttamente in banca, come per il contributo agevolato, ma si deve far autorizzare ogni fattura dall’ufficio per la ricostruzione e, una volta approvata la spesa, si può andare in banca.

Orbene, per la parte privata del mio appartamento ho ricevuto poco più di 10.000 Euro di contributo diretto (lavori interni al mio appartamento); per i lavori comuni, invece, il condominio ha ricevuto l’agevolato. Sono stata una dei pochi “sfortunati” del mio condominio, ma, ecco, il Comune aveva finito i soldi dell’agevolato.

Pagamento prima fattura del progettista: la fattura viene consegnata assieme a tutta la documentazione all’ufficio ricostruzione dallo studio dell’ingegnere. Mi dicono “Ti telefoneranno quando è pronta”. Dopo un mese, non avendo ricevuto alcuna comunicazione, mi reco all’ufficio, di mercoledì che è l’unico giorno di apertura pomeridiana.
Arrivo 10 minuti prima dell’apertura e fuori c’è il delirio. Quando aprono le porte una massa informe di gente si catapulta a prendere il numero. Resto calma e quando arriva il mio turno mi trovo di fronte a questa macchinetta dove devi prendere il numero giusto. Quale sarà? Liquidazione contributi? Edilizia privata? Nell’incertezza li prendo ambedue e mi accorgo che qualcuno, nell’incertezza, li prende tutti (sono 6, mi sembra).
Attendo fiduciosa, mi chiamano per la “Liquidazione contributi” ed è il posto giusto. La signorina mi spiega che la mia fattura è bloccata perché manca un certo codice. Mi dice di farmi rifare la fattura e riportarla. Piena di buona volontà mi reco presso lo studio dell’ingegnere che prontamente mi stampa la nuova fattura. Il mercoledì dopo vado a consegnarla. Stesse scene deliranti. Stavolta non so se prendere il numero “Liquidazione contributi” o “Protocollo”. Li prendo entrambi. Mi chiamano al protocollo e ricevo una lavata di testa perché devo andare alla “Liquidazione contributi”. Dopo un po’ mi chiamano, spiego velocemente la situazione e la signorina mi protocolla la fattura (ohibò!) e mi dice di ripassare dopo una settimana.
Passate due settimane, mi reco all’ufficio, stavolta di martedì mattina e noto che non c’è il solito delirio. Prendo due numeretti “Liquidazione contributi” e “Traslochi”, giacché devo richiedere il rimborso del trasloco. Mi chiamano ai traslochi e, ahimè, non ho portato la copia del bonifico. Mentre la signorina dei traslochi mi spiega la procedura, mi chiamano a “Liquidazione contributi” e perdo il turno. Riprendo il numeretto e dopo 30 minuti mi chiamano. Spiego la situazione, e dopo un paio di minuti che non volevano finire mai, la signorina mi dice che la fattura è bloccata “E’ sbagliato il CUP”. Provo a dire che allora era sbagliato anche la volta precedente, ma mi viene risposto che, evidentemente, si erano fermati al primo errore.
Esausta mi ri-reco allo studio dell’ingegnere che mi ri-ristampa la fattura col primo codice e il CUP giusto. Nel frattempo stampo la ricevuta del bonifico traslochi ed oggi, mercoledì, ancora all’ufficio ricostruzione, in delirio come sempre. Prendo i miei due numeretti e, ormai esperta, aiuto gli altri a prendere quello giusto. Il trasloco è OK, la “liquidazione contributi” ha di nuovo protocollato la fattura che sarà pronta la prossima settimana.

Se tutto va bene, la porterò in Banca dove giacciono da mesi i famosi 10.000 Euro circa del contributo diretto e questa fattura è di poco meno di 2000 Euro: rabbrividisco a pensare alle altre fatture e ai miei prossimi mercoledì deliranti.

E mi chiedo: perché? Cioè perché devo fare da tramite tra il Comune e la Banca. L’impresa o il progettista potrebbero portare le fatture all’ufficio, che le controlla e le spedisce direttamente in banca.

Ecco io dovrei essere dematerializzata, come le file, i deliri e i mercoledì pomeriggio.
P.S. SOLIDARIETA’ AI TERREMOTATI TUTTI!

2 commenti:

  1. Ciao Giusi, ci vorrebbero 38.000 blog come il tuo! Sono stato a L'Aquila in giugno, sulle orme di Silone, di Pietro Angelerio, dei fraticelli nichilisti, mi sono emozionato nel vedere tante cose, come la facciata di Collemaggio, o immaginare tante altre, coperte o irriconoscibili, ... Ma soprattutto, ho avuto il tempo di indignarmi tantissimo per lo stato in cui è tenuta la città a 5 anni dal terremoto. Nel mio piccolo, ho iniziato a postare qualche foto su fb. Stare zitti non si può!

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