Sono stata a lungo indecisa se scrivere questo post. Più o
meno ho passato 2 notti insonni, al termine delle quali ho deciso sia giusto
farlo.
Non so ancora che titolo dare: si tratta di tre racconti,
cioè tre storie che mi sono accadute, davvero.
Partiamo con la prima.
Due anni fa, più o meno, su un social network scrissi una
nota che riguardava una questione aquilana. Nella nota riportavo l’esperienza
di una persona che conosco nei riguardi del suo accesso ad alloggi per studenti
universitari. Tra l’altro la sua esperienza fu positiva. Intorno ai detti
alloggi universitari, c’è stata una polemica, mai sopita, riguardo la loro gestione e alcune associazioni studentesche
hanno continuato per molti mesi a chiedere chiarezza. Cosa che facevo anche io
in quella nota. Ricevetti una mail privata da parte di una persona
evidentemente non in linea con la mia
visione, che mi diceva, tra le altre
cose e alla fine del messaggio:
“ Le scrivo il motivo per cui ho deciso di contattarla.
Qualche giorno fa un universitario, suo ex studente, mi raccontava della sua
esperienza universitaria. Mi ha confidato che la passione, la competenza e
l'attenzione umana che ha ricevuto da Lei lo aveva aiutato a vivere il tempo
dell'università come un tempo di grande impegno e formazione. Poi continuava
dicendo che da dopo il terremoto non la riconosceva più. La trovava (sue
parole), arrabbiata, distratta, superficiale persino negli esami...quando
invece (pare) Lei sia stata sempre molto esigente e alla ricerca di una qualità
alta dello studio e della ricerca.”
Ne rimasi sconvolta, la presi come un’intimidazione neanche
troppo velata. Poi mi dissi di lasciar perdere.
Di seguito la seconda storia.
Alcuni mesi dopo, sempre sullo stesso social network,
scrivevo una critica ad un articolo di un giornale locale e che riguardava
l’Università. Il giorno dopo mi ritrovai su un articolo a tutta pagina nella
quale si diceva, tra le altre cose, che non riuscivo molto bene nella mia
professione. Anche lì ci rimasi malissimo e lasciai correre.
E passiamo alla terza.
E’ successo che ho avuto a che ridire, giorni fa, sul taglio di alcuni alberi qui a L’Aquila. Discutendo pubblicamente sul social network, ho anche scritto che avrei cercato di leggere una certa “relazione dettagliata” di esperti botanici sullo stato di salute degli alberi recisi, soprattutto perché esiste una legge regionale che prevede, per l’abbattimento degli alberi, un parere obbligatorio del Corpo Forestale dello Stato. Qualcuno nella discussione mi ha suggerito di scrivere una lettera di protesta ed io ho risposto “eventualmente anche un esposto”. Questa mia frase ha scatenato le ire di una persona dell’amministrazione comunale e, per dirla tutta, non proprio uno qualsiasi. Tra quello che mi ha scritto vi copio una frase: “So ad esempio che quando tu bocci agli scritti, poi non fai vedere il compito al bocciato. Ti rifiuti.”
Presa di sorpresa, ho avuto la tipica reazione di chi, raccolta l’intimidazione, si giustifica.
E’ successo che ho avuto a che ridire, giorni fa, sul taglio di alcuni alberi qui a L’Aquila. Discutendo pubblicamente sul social network, ho anche scritto che avrei cercato di leggere una certa “relazione dettagliata” di esperti botanici sullo stato di salute degli alberi recisi, soprattutto perché esiste una legge regionale che prevede, per l’abbattimento degli alberi, un parere obbligatorio del Corpo Forestale dello Stato. Qualcuno nella discussione mi ha suggerito di scrivere una lettera di protesta ed io ho risposto “eventualmente anche un esposto”. Questa mia frase ha scatenato le ire di una persona dell’amministrazione comunale e, per dirla tutta, non proprio uno qualsiasi. Tra quello che mi ha scritto vi copio una frase: “So ad esempio che quando tu bocci agli scritti, poi non fai vedere il compito al bocciato. Ti rifiuti.”
Presa di sorpresa, ho avuto la tipica reazione di chi, raccolta l’intimidazione, si giustifica.
Ecco, non voglio entrare nel merito di quanto scritto, ma sulle modalità. Avrete notato che per ben tre volte, alcune mie prese di posizione nei riguardi di fatti attinenti la mia città, mi hanno fatto guadagnare velate, neanche tanto, intimidazioni. Quella locuzione “So ad esempio che..” equivale all'intimidazione mafiosa "sappiamo dove abiti”.
E la mia reazione è stata paura. Sì paura. Esattamente
quella che volevano io provassi.
Oggi ho deciso di scriverla, per liberarmene una volta per
tutte. E magari per aiutare chi, come me, non ha armi per difendersi da tutto
questo.
Abito in una piccola città di provincia, dove mi trovo
bene, ho imparato ad accettarne i limiti
e a godere delle positività. Tutto ciò che ho raccontato non ha a che vedere
con le dimensioni della città, con l’essere “provinciali” e neanche con l’essere
“terroni”. Ha a che fare con il potere, come questo viene inteso da chi lo
detiene: “Sono così potente che, se voglio, ti sputtano”.
Perché poi è chiaro che quelle tre intimidazioni sono
dei bluff, ecco, bluff mafiosi.
Ho trovato il titolo del post,
anche se scrivere “mafioso “ mi mette
agitazione.
Hai fatto benissimo a scriverlo, fai anche un esposto.
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