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lunedì 10 novembre 2014

Anche se vi credete assolti







Il fatto non sussiste. Capimmo fischio per fiasco e rimanemmo in casa.

Il fatto non sussiste. Capimmo che l’energia sotterranea si stava scaricando con quelle scosse continue!

Il fatto non sussiste. E forse andò proprio così. Non ci fu neanche il terremoto. 

Andammo al letto e l’indomani al lavoro, tranne i ragazzi, perché il Sindaco chiuse le scuole. 

Il fatto non sussiste. Il terremoto arrivò, nel mezzo della mattinata e morirono più di ventimila persone.

Il fatto non sussiste. Vennero ugualmente tutti assolti, perché il terremoto non si può prevedere.

Forse dovevamo morire tutti per far sussistere il fatto.
Ecco: siamo morti, oggi. Perché ad una scossa così, muore la giustizia, muoiono le responsabilità, muore la fiducia, muore persino il dolore.
Potete state tranquilli, non era prevedibile ma è accaduto. 

Se vi siete detti non sta succedendo niente …. provate pure a credevi assolti. Ma noi siamo crepati: sotto le macerie di un paese per pochi. Eravamo di troppo.

martedì 30 ottobre 2012

Scienza, coscienza e pseudo-scienza



All'inizio ci dissero che eravamo ingrati, quando non riuscimmo a credere nel miracolo aquilano. In seguito ci dissero che ci lamentavamo troppo e ci picchiarono, persino. Non bastò, ci chiamarono comunisti e ci denunciarono sequestrandoci pale e carriole. Divenimmo in seguito i peggiori terremotati d'Italia, forse del mondo. Ma non bastò.
Ci attaccarono, allora, colpendoci ad uno dei nostri punti caratterizzanti, insomma il nostro "fiore all'occhiello": la ricerca. Perché "credevamo" alla prevedibilità di chi continua a definirsi "l'uomo che sussurrava ai terremoti", e inutili furono le prese di posizione dei tanti scienziati, inutili e scientemente nascoste. Ma neanche questo bastò . Ci volle il colpo finale. L'inquisizione.

Scriverò delle ultime due “bastardate” sperando di essere esaustiva, anche perché qui si corre il rischio che gli aquilani vengano considerati non solo come gli “inquisitori” nei riguardi della scienza ufficiale, ma anche sostenitori di chi si prende gioco della scienza, denigrandola appena gli si presenta l’occasione . E cominciamo con la prevedibilità dei terremoti, con un anticipo di 6-24 ore, come più volte sottolineato da Giuliani, nelle zone nella quali siano piazzati i suoi rivelatori. Premetto che, quindi, mi appare alquanto peculiare che lo stesso abbia potuto dichiarare  “"La Calabria rischia un terremoto di grande entità" nel maggio scorso, perché avrei potuto dirlo anche io, senza strumentazioni.

 Ma andiamo per gradi.
Essendo una scienziata, nel campo della Biologia, posso non capire nulla di geologia e sismologia, ma so cosa dico quando si parla di metodologia e rigore scientifico. Comunque, non  conoscendo un granché dei precursori sismici, mi sono documentata, insomma ho studiato, perché la gran parte del mio lavoro consiste proprio nel leggere e studiare i dati e i risultati degli altri ricercatori. Il tutto  per essere aggiornati, per poter valutare le proprie sperimentazioni sulla base delle conoscenze di altri che, giorno per giorno, aumentano e vengono rese disponibili sulle riviste specializzate in ogni campo della ricerca.
Sulla banca dati WEB OF SCIENCE vengono riportati tutti gli articoli scientifici, di qualsiasi argomento, apparsi su riviste provviste del cosiddetto peer review, ossia revisione tra pari: una sorta di “trafila” che segue chiunque voglia pubblicare un dato scientifico su una rivista di valore. Il lavoro viene valutato da un’equipe di esperti anonimi che possono accettarlo tout court, chiedere integrazioni o rigettarlo, con le dovute motivazioni. Dunque, sul Web of Science ho cercato lavori su radon e terremoti. La banca dati mi restituisce 479 articoli. Quindi ho aggiunto il nome di un autore: “Giuliani”. Mi appare la seguente scritta “Your search (shown below) found no records”. Ho provato con altre combinazioni, ma Giuliani Giampaolo non risulta presente. Scopro che un certa Giuliani Roberta (Protezione Civile) ha effettuato studi sul terremoto dell’Aquila e poi  un certo Giuliani A.  sulla misurazione del Radon e si tratta di una comunicazione ad un congresso, ma nulla hanno a  che vedere con il Giuliani aquilano.
Scopro, comunque, che il Radon è molto studiato come precursore sismico, che alcuni risultati sembrano molto promettenti, così come esistono altri precursori sismici ampiamente studiati, assieme a modelli matematici, e chi più ne ha più ne metta. Inoltre verifico che le misurazioni di questo elemento radioattivo sono molto accurate e vengono effettuate da diversi misuratori di particelle alfa, beta o gamma a seconda dell’isotopo che si va a valutare. Non entro nello specifico perché sarebbe inutile, ma ho letto  che il misuratore  di Giuliani  è unico, quando, sia pure con notizie rubate qua e là, mi sembra non così originale come si vuol far credere, ma son disposta ad accertarmi di ciò, sempre che da qualche parte si possa leggere qualcosa di più approfondito.

Tenendo conto che in questa  intervista , il Giuliani aquilano si sente un perseguitato e non essendo personalmente  una “forcaiola”, decido di andare a cercare comunicazioni scientifiche a lui attribuibili in banche dati più soft: Google Scholar. Qui è più difficile, perché evidentemente c’è un problema di omonimia. Non mi dò per vinta; trovo solo il suo libro: "L'Aquila 2009: la mia verità sul terremoto: la storia mai raccontata di un disastro annunciato, dell'uomo che avrebbe potuto salvare 330 vite umane e ...".
Quindi, dati questi risultati, dovrei credere che chi boicotta Giampaolo Giuliani lo fa soprattutto al livello di pubblicazione dei risultati e questo, naturalmente, influisce sulla possibilità di ottenere finanziamenti pubblici e/o privati per la sua ricerca. Perchè mai da 12 anni a questa parte, la scienza boicotta tutti i lavori di Giuliani? Faccio presente che quando una rivista mi invia un lavoro da "referare", cioè quando vengo chiamata a fare da "peer reviewer", io non conosco assolutamente i nominativi degli autori del contributo scientifico che devo "giudicare"! Quindi non vedo come sia possibile, nell'eventualità che Giuliani abbia cercato di pubblicare i propri dati, che questi siano stati rigettati senza che nessuno li valutasse. La pubblicazione dei risultati scientifici è, a parte il risvolto personale sul curriculum di ogni ricercatore, l’unico modo di far circolare la conoscenza, rendendola fruibile per tutti coloro che, sperimentando ogni giorno, possono verificare, ampliare lo studio, discutere assieme i risultati e, infine, andare avanti nell’affascinante campo della ricerca. Preciso anche che si sta diffondendo il libero accesso (Open access) alla conoscenza e che molti scienziati e Università vi aderiscono.

Senza una solida storia scientifica certificata da pubblicazioni, collaborazioni, insomma discussioni, non si può accedere a  finanziamenti pubblici. Chiunque riceva finanziamenti per la ricerca, lo fa presentando un progetto, corredato di dati certificati attraverso comunicazioni a congresso (che valgono meno delle pubblicazioni), pubblicazioni su riviste internazionali, collaborazioni con altri gruppi di ricerca o anche aziende che fanno ricerca e sviluppo.
Quindi, quando qualcuno dice che la sua ricerca è autofinanziata, non è assolutamente garanzia di rigore scientifico, specie se la suddetta ricerca dura da 12 anni senza che mai si sia pubblicato nulla e men che meno ottenuto finanziamenti appositi.
Così io, scienziata, dovrei credere a Giuliani sulla parola, su quello che comunica, senza avere nessun accesso ai dati, alla metodologia usata e così via o, peggio, fidarmi ciecamente dei dati non verificati da altri (peer review) che ogni tanto vengono diramati in rete.
Mi chiedo, inoltre, come mai il radon, pur essendo studiato da tanti altri gruppi di ricerca, non sia considerato attendibile nel prevedere terremoti e mi  rispondo che, evidentemente, servono altre misurazioni, altre elaborazioni di dati, altri modelli matematici, analisi statistiche e così via. Cosa dovrei credere, che Giuliani misura altro? Che è in grado di vedere qualche precursore del precursore? Perché è tutto avvolto nel mistero? Come mai, leggo anche che la sua richiesta di brevetto è stata bocciata? Oppure è il brevetto, il problema o, per così dire il desiderio di Giuliani?

Ma torniamo al suo intervento che ho linkato anche prima: Giuliani da Santoro “Lo sfogo contro i sismologi” 

Ho preso qualche appunto ri-ascoltandolo.

  • Alla domanda “ma lei cos’ha Giuliani ché gli scienziati non la ascoltano, la risposta è “La rogna”e nonostante si sentano risate del pubblico, trovo questa risposta molto poco adatta ad una discussione sulla scienza. Evidentemente, però, molto efficace per portare il pubblico dalla sua parte. Insomma una persona semplice e simpatica che alcuni “cattivoni” schivano.
  • Dichiara che da 12 anni fa delle ricerche per salvare vite umane. Mi chiedo: Perché non le condivide? Risponderebbe “Perché mi boicottano”. Ma come mai tutti, tutti lo dovrebbero boicottare?Continua a dire che vuole salvare le vite e per questo ha sacrificato tutta la famiglia; addirittura i figli andavano a lavorare e davano i soldi per la sua ricerca. Ed io continuo a pensare che, per quanto apprezzabile, questo non ha nulla a che vedere con la validità della ricerca, ma forse voleva solo evocare esempi di altri tempi e convincere persone che non possono sapere cosa sia il rigore scientifico e quindi l’attendibilità dei dati. 
  • “Tutti i terremotati hanno una ferita quindi non capisco perché non posso continuare”.La risposta è che può continuare, ma fino a quando non si può accedere ai suoi dati e alle sue elaborazioni, nessuno scienziato può dargli credito. E non posso non sottolineare il suo continuo riferimento improprio ai dolori degli aquilani, il suo continuo evitare di parlare di dati scientificamente comprovati.
  • “Noi abbiamo 4 gioielli e sono gli unici che permettono di vedere il terremoto da 6 a 24ore nel raggio d’azione.” Qualcuno gli domanda: “Radon?” e lui risponde “ Sì sì”. Allora in cosa sono unici questi strumenti visto che il Radon è misurato da tanti altri studiosi, anche qui a L’Aquila?
  • “Sono stanco di fare polemica con gli scienziati che non capiscono la ricerca”. Come posso capire una ricerca quando non ne so nulla? Inoltre accenna a scienziati bravi ma non famosi. Questo mi fa venire un grande dubbio: siccome moltissimi ricercatori bravissimi non sono affatto famosi, forse Giuliani è solo in cerca di fama?
  • Fa una dichiarazione davvero sconvolgente ossia dice che un qualcuno di importante (anonimo ovviamente) gli avrebbe detto “Giuliani lei fa danni con la sua ricerca, non ha idea di che PIL muove una catastrofe!! (e qui Travaglio  gli fa un assist –non so quanto voluto- accennando a quelli che quella notte ridevano) in fondo cosa costano 4 funerali?” Questa dichiarazione è propria di un mitomane e sinceramente se qualcuno poi parla della poca attenzione degli aquilani alla Scienza è bene che faccia nomi e cognomi, perché non possiamo, sinceramente, né noi scienziati né altri,  riconoscerci in tale delirio. A tal proposito sia D’Averio che Stella, interpellati, si smarcano da questa dichiarazione ma, insomma, diffidano degli scienziati. Stella infatti dice che : “Il ponte Rialto a Venezia  è stato fatto da un capomastro dopo che si scartarono progetti di famosi architetti, quindi può capitare che un non scienziato faccia scoperte , ma ho dubbi sulla storia del PIL”. Certo che se a controbattere Giuliani ci fossi stata io, anche se non sono sismologa o geologa, gli avrei almeno chiesto “Che cosa ha di innovativo il suo metodo rispetto agli altri pubblicati? E dove sono le elaborazioni di 12 anni di osservazioni? E chi ha validato o controllato quei dati?”
  • Giuliani infine dichiara di non aver esportato la sua ricerca perché voleva rimanesse italiana. Purtroppo non sa che senza collaborazioni oggi non si va da nessuna parte e che i ricercatori non sono ladri, specie se i dati non sono pubblici e, magari, nascosti appositamente con il deposito di un brevetto: questo a proposito di salvare vite! 
Concludo, anche perché sono andata molto lunga, ribadendo che nessuno qui a L’Aquila ha inteso mettere al bando la scienza attraverso il processo alla Commissione Grandi Rischi, né, a maggior ragione e contemporaneamente, voluto spazzare via anni di ricerche accurate e pubbliche nel campo della geologia e sismologia, per seguire chi degli scienziati parla come fossero personaggi infami d’altri tempi.

Certo è successo qualcosa di molto grave a L’Aquila, perché alcuni scienziati, riunitisi frettolosamente forse proprio per smentire Giuliani, non hanno usato la scienza contro la pseudo-scienza o fanta-scienza:  se non si possono prevedere i terremoti è altrettanto vero che non si possono prevedere i non terremoti.

E non sono solo dispiaciuta, ma anche molto arrabbiata.



martedì 23 ottobre 2012

IL PROCESSO





Pensavo che mi sarei sentita meglio dopo la sentenza del processo alla Commissione Grandi Rischi. O al limite indifferente. Invece sto peggio. Come se il senso di quel lutto si fosse solidificato, cristallizzato, in più di qualche punto preciso di varie aree cerebrali: dolore, sgomento, presa di coscienza, senso di colpa … senno di poi.
Quel senso che avevo provato la mattina del 6 aprile, quando con mio figlio mi scaraventai in centro, come altri: “Ci incontriamo in centro, assenti, come a non voler credere, come zombie; sguardi in alto, in basso, per terra e in cielo. Riconoscenti e colpevoli di essere ancora lì.”

Per quante parole io possa ora usare per dire che questo processo non è alla scienza, ma ad una Commissione, composta anche di scienziati, che riunitasi per valutare la situazione di emergenza dopo tanti mesi di scosse sismiche, sentenziò, più o meno, che il pericolo non c’era, non riuscirò a smentire le testate di quasi tutti i giornali mondiali. Che poi si sa, gli aquilani non hanno saputo reagire: la classifica stilata dall’attuale Capo della Protezione Civile ci è giunta, non a caso, a pochi giorni dalla sentenza. Non sappiamo reagire e diamo anche colpe alla scienza invece che ad altri.

Ho letto infatti, tra le altre, le parole di Sergio Rizzo che denuncia responsabilità (diffuse in tutta Italia) e scrive “Sanzioni (condanna della Commissione Grandi Rischi n.d.r.) che invece non hanno mai neppure sfiorato i veri responsabili dei disastri”, riferendosi, per lo più a “certi amministratori che non si sono accorti di palazzine spuntate come funghi nei letti dei fiumi. Per esempio, i politici nazionali che pensando soltanto al consenso hanno approvato tre condoni edilizi, e quelli locali che ne hanno promessi decine, alimentando così la piaga dell'abusivismo: ben sapendo come in un Paese fragilissimo si sarebbero condonate milioni di costruzioni prive di qualunque precauzione asismica.
E come dargli torto? Ma Rizzo confonde i piani di discussione: qui a L’Aquila sono ovviamente in atto processi anche sulle responsabilità di costruttori (sono arrivate le prime condanne) e soggetti che, a vari livelli, hanno sottovalutato la fragilità di alcune costruzioni. Ha ragione se dice che gli amministratori non verranno giammai sanzionati, così come nessuno si è minimamente preoccupato di applicare in Abruzzo la legge regionale sulla Protezione Civile, sarebbe bastato quello. Ma proprio considerando che in Italia, dopo anni di speculazioni varie, non esiste un territorio che può dirsi “a posto” e, considerato pure che della Commissione Grandi Rischi faceva parte Barberi, quello del  rapporto Barberi sulla vulnerabilità degli edifici, bè allora la “tranquillizzazione” della popolazione aquilana diviene addirittura scabrosa, amara, come quel famoso bicchiere di vino che bevemmo quella sera e poi ancora la notte, e poi ancora nei giorni seguenti, per non pensare. Ma i morti di un terremoto si hanno per varie concause, non ultima quella che, fidandomi della mia "invulnerabilità", rimasi a casa quella notte, con i miei figli: una invulnerabilità che oggi è senso di colpa.
All'Aquila la gente è morta per la combinazione di tre concause :



  • perché un terremoto di magnitudo momento 6.3 ha colpito la città con precisione chirurgica (con l’epicentro sulla città e l’ipocentro a soli 8 km di profondità), sottoponendola a uno scuotimento molto violento;
  • perché alcune case non erano sufficientemente resistenti per reggere alle sollecitazioni ricevute;
  • perché molte persone hanno creduto alle infondate rassicurazioni date dalla Commissione Grandi Rischi sulla presunta natura innocua della sequenza sismica in atto in quei giorni; rassicurazioni che hanno diminuito la percezione del rischio incrementando così la vulnerabilità del luogo.

E’ per questo che vorrei vivere in un mondo dove si leggono informazioni corrette sulla mia città (e non solo): la magnitudo del terremoto, l’accelerazione locale dell’onda sismica, il non rispetto delle regole di costruzione, la classificazione del territorio aquilano come “zona sismica 1” e relative conseguenze, il rapporto Barberi, le infondate rassicurazioni, il “non miracolo”, il “rattoppo” delle case danneggiate. 

Cosa penso della sentenza di ieri? Penso che  un giudice ha applicato in nome dello Stato Italiano una Legge. E la sentenza di condanna riguarda l'irresponsabilità, solo di alcuni. Non di chi, ad esempio, ha inviato quelle persone a L'Aquila, perché sentiva un fastidio salire, non nella propria coscienza, ma nella sua megalomania. E chi spregiudicatamente, pur avendo la delega alla protezione civile regionale, ci disse “ma vi pare che non vi direi se c’è pericolo?”. Dormono sonni tranquilli. I condannati, invece, comunque andrà a finire, vivranno col dubbio; perché hanno sentito le parole di chi quella notte, non seguendo un istinto “primordiale”,  è rimasto a casa, una casa che neanche sapeva fosse sicura, in una città nella quale ancora oggi la sicurezza sismica è un miraggio, perché i soldi non ci sono e allora basta che si arrivi ad un 60% di sicurezza, ad un 60% di probabilità che ce la farai, tra 300 anni, forse.

A tutti i giornalisti chiedo un solo favore: leggetevi, anche distrattamente, gli atti del processo e la sentenza di condanna e poi dite, con onestà, se quello che si è tenuto a L’Aquila è un processo contro la scienza o verso la verità di quei giorni orribili del 2009. 

Ricordo che intorno alla metà del 2010, a L’Aquila, si tenne un convegno cui parteciparono molti importanti giornalisti, quelli che, dopo la protesta degli aquilani, cominciarono a scrivere la verità sul cosiddetto miracolo aquilano. Ci chiesero scusa quel giorno, lo ricordo bene, per non aver raccontato prima la realtà.
Non desidero le scuse per l’interpretazione superficiale del processo alla Commissione Grandi Rischi, ma attendo che, invece di spegnere le telecamere e le prime pagine dei giornali sull’Aquila, si possa avviare un dibattito costruttivo e reale su chi quelle rassicurazioni le ha vissute sulla propria pelle e che, come me, ha messo al letto i figli con tranquillità, poi si è addormentata vestita e non sa perché, forse per istinto “primordiale”. Non era la nostra ora, direbbe qualcuno, e quindi siamo qui, a L’Aquila, per raccontare l’accaduto, sempre che a qualcuno interessi.
Nessuno invoca l'evacuazione in una situazione di probabile rischio, ma almeno un innalzamento del livello di allarme, un  invito alla prudenza, una serie di consigli pratici , una segnalazione degli edifici a rischio da parte di funzionari dello Stato, questo doveva essere detto e fatto. 

In ultimo, da scienziata, mi spiace molto dover constatare che il potere politico sia riuscito a piegare il rigore scientifico o, se volete, che la scienza si sia piegata ad ordini superiori.

Amen.