Ho incontrato due donne che con le loro storie mi
hanno emozionato; ambedue aquilane, una delle due venuta dalla Romania. Quest’ultima
è una mia vicina di casa: abita come me a Cese di Preturo nelle case dei terremotati.
È l’unica con la quale ho un rapporto che va al di là del “buongiorno/buonasera”.
Ha sempre il sorriso sulle labbra, tre bambini molto simpatici, è bella e
giovane.
Nel pomeriggio parlavamo dei nostri alloggi e del
fatto che la sua famiglia vi rimarrà ancora a lungo «Forse per sempre», mi ha
detto. E non sembrava triste. Piuttosto era preoccupata delle bollette da
pagare: arrivate tutte assieme per totali esosi o rateizzate male. «Questo mese
tutto assieme ho dovuto pagare 208 Euro di rata della famosa bolletta (quella
dei costi degli ultimi tre anni da pagare, però, in 18 rate), 412 Euro di
energia elettrica arrivata improvvisamente non so neanche perché, quasi 300
Euro di Tarsu, 300 Euro circa per l’acqua e 160 Euro di canone di
compartecipazione (una specie di affitto applicato a tutti i terremotati che
prima del sisma erano in affitto)».
Il totale ammonta a 1230 Euro. «E cosa do da mangiare ai miei figli? Tieni conto che per due mesi mio marito è stato disoccupato, ma si sono dimenticati di dargli il sussidio. Così tutte le notti, o quasi, faccio assistenza ai malati in ospedale». Il marito interviene dicendo che ora lavora e, quindi, potrebbe farne a meno. «Non voglio che ai miei figli manchi nulla, posso farlo, ce la faccio. Vado a lavorare alle 19.30 e torno alle 7 del mattino. Preparo i bambini per la scuola e poi mi riposo. Ce la faccio!!» continuava a dire col sorriso sempre sulle labbra.
La seconda donna lavora in un supermercato. Mentre ero alla cassa, dove era di turno, cominciamo a scherzare. Poi lei si fa seria e mi dice di essere un po’ stanca. «Mio marito lavora nel campo dell’edilizia, ma paradossalmente la ditta per la quale lavora, aquilana, al momento è ferma. Così da tre mesi faccio doppio turno. Non mi lamento, ho due figli, ma certi giorni è dura». Sorride. Poi mi guarda e continua: «Per mercoledì sera passa pure, ti metto da parte tutti i migliori scatoloni per il trasloco». «Non ti preoccupare» le dico «prova a riposarti invece che pensare a me».
«Ce la faccio!!» mi risponde.
Mi ha colpito molto la loro determinazione. Mai
dura, mai sofferente, sempre leggera. Fuori dagli stereotipi di ogni tipo,
queste donne mi hanno raccontato la famiglia, il lavoro, i problemi,
lasciandomi non il senso di sconfitta, ma di vittoria.
Viva le donne.
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