mercoledì 23 ottobre 2013

Gramellini





Vabbè scriverò qualcosa su Gramellini e il gramellinismo. Mi scoccia anche un po’; ma stamattina, dopo l’ennesimo “buongiorno”, non ce l’ho fatta. Che poi neanche lo leggo solitamente, ma i social network erano pieni di ironia e così l’ho aperto. 
Il titolo di questo ennesimo buongiorno è “Il biglietto volante”sapientemente scelto per incuriosire. La storia è banalissima: si tratta di uno che sale su un autobus e non potendo obliterare il biglietto, tanto la folla è accalcata, lo passa di mano in mano per poi riaverlo vidimato. Naturalmente il tutto è raccontato con “sudore”, “insistenza”, “dovere” e retorica: “signore brizzolato in fondo al tram che sta cercando di fendere il muro di cappotti e telefonini strillanti.”

Così mi sono messa nei panni di una persona che viene per la prima volta in Italia, legge l’articolo e pensa “Ma che cacchio di paese è se ci si stupisce di un biglietto obliterato che torna al mittente!”.
Sinceramente a me capita spessissimo, in ogni città dove prendo l’autobus e dove sono certe volte l’impossibilitata ad obliterare, altre quella che oblitera per tutti. Insomma, caro Gramellini e seguaci, il mondo là fuori è assai meglio di quello che pensate! L’articolo, tra l’altro sospettato di essere un plagio (in foto l’originale) si chiude con una certa suspense: “
Chi vi ha raccontato la storia è tentato di appiccicarvi una morale che rovinerebbe l’effetto, ma per fortuna rinsavisce proprio all’ultima riga. Ogni tanto succede.”



Mi chiedo quale effetto rovinerebbe, poi immagino la morale: “la solidarietà”, “l’aiuto al prossimo”, “l’onestà” che accarezzano lievi ‘sto cavolo di biglietto che “decolla, vola di mano in mano sulle teste di tutti e, dopo un viaggio irto di deviazioni e di pericoli, ritorna nelle mani del titolare”. 

Poi c’ho ripensato e credo che una persona che per la prima volta si trova in Italia e legge quel “buongiorno” pensa ben altro e cioè “Che cacchio di paese è se gli autobus sono così pieni da non poter obliterare il biglietto?”. Ecco, Gramellini e Co., il problema è questo e in quella barca dove navighiamo tutti, ce la diamo una mano, sempre.  Non c’è una morale, ma una conclusione assai realistica che riguarda i trasporti pubblici: spesso, troppo spesso, funzionano male e quindi spesso, troppo spesso, autobus stracolmi ne incrociano di vuoti; per non parlare del fatto che spesso, troppo spesso i mezzi sono vecchi, inquinanti e pure pericolosi; che non sono puntuali; che non si incentiva il loro uso e neanche quello di mezzi più ecologici, biciclette comprese.  Poi c’è anche chi non oblitera, è vero!

Come è vero che  Gramellini riesce benissimo a scrivere qualcosa tutti i giorni che sia un buongiorno bello pieno di retorica e buonismo. E si piace tanto!

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