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Una New Town sotto la neve |
Lo sfollato è una persona costretta a lasciare
temporaneamente la propria residenza abituale a causa di una guerra o di altre calamità,
per esempio un terremoto.
A L’Aquila ci sono ancora, al momento, 21640 persone
sfollate.
Il termine sfollato è stato usato molto poco per il
terremoto dell’Aquila, non già perché in disuso, ma perché sin dalla fase
dell’emergenza e ancor più dall’inizio dei lavori per la mastodontica opera
definita “progetto C.A.S.E.”, le famose New Towns, gli aquilani sono stati
dipinti e considerati terremotati fortunati.
Così agli aquilani in tendopoli venne detto da Silvio
Berlusconi in persona: “naturalmente si tratta di una sistemazione provvisoria,
ma dovrebbero vederlo come un weekend in campeggio”.
Più tardi, consegnando le case provvisorie a Onna (tra
l’altro costruite dalla provincia di Trento) le definì “Ville” vere e proprie
ville.
Riguardo il progetto C.A.S.E. annunciò: “…entro la fine di novembre …il totale di
persone ..che saranno sotto un tetto, con una villa o un appartamento
dotati di tutti i confort eccetera, alla fine saranno in totale 34-35.000″.
Ma torniamo ai 21640 sfollati
di oggi, anzi alle persone assistite, come viene comunemente detto: 12033
vivono nelle New Towns, 2507 in case provvisorie (costate la metà del progetto
C.A.S.E.), 857 in affitto (variamente concordato), 5984 percepiscono il
contributo di autonoma sistemazione (cioè percepiscono una certa cifra mensile
e con questa si sono sistemati in maniera autonoma), 259 sono ospiti in
strutture ricettive (di cui 116 nella caserma della Guardia di Finanza, quella
del G8).
Molti di questi sfollati non
sanno quanto sarà lunga la temporaneità della loro situazione: gli abitanti del
centro storico, tranne pochi, non sanno i tempi della ricostruzione della loro
casa.
Ci sono sfollati normali e
sfollati speciali: qui a L’Aquila siamo stati speciali e continuiamo ad
esserlo, ignari del futuro della nostra città.
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