Prima ancora di raccontare la felicità di tornare a
casa dopo 5 anni, sento forte il desiderio di scrivere qualcosa su un’esperienza
molto positiva che mi ha regalato il terremoto.
Quando ero ancora in camper, la Protezione Civile ci
obbligò ad un censimento. Era l’agosto del 2009 e nel bel mezzo della
catastrofe, dovevamo scegliere dove andare: nel progetto C.A.S.E., in affitto
oppure in autonoma sistemazione. Scelsi il progetto C.A.S.E. e contemporaneamente
aggregai al mio nucleo famigliare uno studente fuori sede. Un amico dei miei
figli. Matteo.
Abbiamo vissuto quasi cinque anni assieme.
Ora è in camera che inscatola le sue cose. Abbiamo
tutti un groppo in gola.
Aveva poco più di 21 anni Matteo quando iniziò
questa avventura. All’inizio qualche imbarazzo, poi via via una grande
sintonia.
Io ho vissuto un po’ da studentessa fuori sede, lui un po’ da figlio adottivo. Abbiamo preso tanto da questo rapporto, è stata un’opportunità di crescita per tutti.
Io ho vissuto un po’ da studentessa fuori sede, lui un po’ da figlio adottivo. Abbiamo preso tanto da questo rapporto, è stata un’opportunità di crescita per tutti.
Ricordo serate bellissime, momenti silenziosi, curiosità
reciproche, scambi culturali e culinari. Il vino di Miglianico. Le risate. La
sua adattabilità, il suo affetto, la sua pacata gratitudine. Gli occhi neri che
parlano da soli, la barba, la montagna, le bruschette. Ma più di tutto la
discrezione, la generosità, una sensibilità fuori dal comune.
Ho imparato tanto da Matteo, sui rapporti interpersonali e su me stessa. Sono cresciuta, così come lui che stasera ha portato via una “carrellata delle sue cose (in foto).
Ho imparato tanto da Matteo, sui rapporti interpersonali e su me stessa. Sono cresciuta, così come lui che stasera ha portato via una “carrellata delle sue cose (in foto).
Cosa diverrà questa esperienza non so. Ma stasera mi
manca. E questa C.A.S.A. che ha contenuto cinque anni della nostra vita
assieme, stasera è spoglia più che mai. La camera di Matteo e Riccardo mi pare
immensa e tutti questi scatoloni mi angosciano.
Uno strappo, sì è uno strappo. Come quando un figlio va via.
È giusto così
«Torno domani a prendere il resto, poi rimbianchiamo assieme»
«La prima cena in via Angelo Colagrande sarà tutti
assieme»
Non potrebbe essere altrimenti, Matteo.