venerdì 31 dicembre 2010

Filastrocca di fine anno

A Gennaio non a caso
se ne è andato Bertolaso
col nocchiero Berlusconi
sottobraccio ai fanfaroni.

Con febbraio e le risate
carriole a tonnellate
sassi coppi e callarelle
ne facciamo delle belle.

Poi a marzo pazzerello
carriole con l’ombrello
Con macerie e capitelli
viene fuori Gabrielli.

Viene aprile dopo un anno
lo passiamo con affanno
Tutti in fila a ricordare
E i rintocchi fan tremare.

Ecco Maggio ed il tendone
manda fuori un polverone
Scritti lettere e progetti
ci sentiamo dei negletti.

Corre giugno in mezzo ai fischi
indagata i grandi rischi
Poi ancora un bel Domà
scende in piazza la città.

Segue luglio e i manganelli
che ci fan giovani e belli
foto film e titoloni
e si arrabbia Berlusconi.

Ad agosto arriva l’afa
Ed assieme un po’ di fifa
Anche il sindaco Cialente
di coraggio poco e niente.

A settembre parla Chiodi
che richiama tutti gli odi
Sor Cicchetti è propinato
quale sorta di boato

Ad ottobre con le scuole
Le rotonde sono sòle
Gli studenti fuori sede
hanno il bus e molta fede.

A novembre la nazione
aquilana con passione
Per la legge coi banchetti
riponiam pure i caschetti

A dicembre che pazzia
le ordinanze fan razzia
Chiodi esulta all’improvviso
E ci toglie anche il sorriso.

Ed il 30 di dicembre
tasse e soldi solo ombre

Se ne va il duemiladieci
in ginocchio sopra i ceci.

Orsù grandi e piccolini
Non guardate i sassolini

Perché l’anno che verrà
porta grandi novità.

La città ormai ci aspetta
ed è sola poveretta

I paesi son distanti
molto tristi e poco avanti

E’ il momento di quagliare
Tutti assieme a festeggiare

giovedì 30 dicembre 2010

Lettera a Cicchetti

Egregio Vice-Commissario Cicchetti,

sono una cittadina aquilana e so che lei si occupa del Servizio Gestione Emergenza. Spero le sia chiaro che l’emergenza abitativa a L’Aquila non è affatto conclusa e, a parte la concomitante presenza di qualcuno che fa il furbo, questa non è certamente da attribuirsi ai cittadini. E’ mia opinione che l’emergenza sia in gran parte dovuta alla lentezza con la quale procede la ricostruzione, anche quella degli immobili poco danneggiati. Pesa, inoltre, la mancanza totale di provvedimenti che facilitino l’entrata dei cittadini in case in affitto, dato che i prezzi lievitano senza alcun controllo e non si procede ad un vero e proprio censimento degli alloggi liberi, compresi quelli del progetto C.A.S.E. e dei MAP. La confusione creata con gli alloggi provvisori o semi-provvisori, allestiti dal Governo per gli aquilani rimasti senza abitazione, è da ricondursi ai criteri di assegnazione, ancor oggi segreti. L’assegnazione di tali alloggi ha visto esclusi quasi tutti gli anziani, single o in coppia, costringendoli a rimanere isolati in alberghi sulla costa. Sono queste persone che si vedono minacciate dalla sua ultima direttiva. Chi è riuscito ad entrare nel progetto C.A.S.E. ora si vede minacciato dalla stessa direttiva che, in breve, prevede un immobilismo della composizione del nucleo famigliare non attuabile in condizioni normali di libertà e democrazia. Questa direttiva, infatti, prevede che il nucleo venga trasferito in alloggi ridimensionati qualora un componente si assenti per più di tre mesi, come se recarsi fuori L’Aquila per lavoro o per studio debba essere penalizzante per la famiglia stessa. Le faccio presente che ultimamente il TAR ha reputato incostituzionale non considerare che una persona aquilana assegnataria di alloggio assieme al padre, avesse perso tale “privilegio” solo perché trasferitasi, non come residenza, per motivi di studio.
Inoltre in maniera un po’ troppo superficiale lei definisce un nucleo famigliare come indissolubile e perciò costretto allo stesso destino, sine die.

Come cittadina aquilana la invito, pertanto, a ritirare la suddetta direttiva nella quale molti principi costituzionali vengono violati e gliene cito uno per tutti, l’articolo 13 della Costituzione che sancisce: La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dall'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge (mandato dell'autorità giudiziaria, GIP- polizia).

Auguro a tutti i miei concittadini un 2011 nel quale si possano sentire liberi, cittadini, partecipi del proprio futuro, con amministratori democraticamente eletti, vicini alle proprie esigenze, collaborativi al solo scopo di veder rinascere la città, che lottano per avere una legge sul terremoto che li liberi dalle ordinanze commissariali, che possano avere colloqui franchi e democratici con tutte le forze sociali, che si adoperino per rintracciare la sfilacciata socialità di tutto il territorio.

Ritiri la direttiva, non è il caso di vessarci ancora

Giusi Pitari

mercoledì 29 dicembre 2010

Capodanno e metafore


Firenze devastata da un sisma di 6.3°. S. Maria Novella, Palazzo Vecchio e Palazzo Pitti sventrati e abbandonati da 21 mesi. Il centro storico, distrutto, resterà chiuso "sine die". 
Poco male: è stato sostituito da 19  “new towns” modernissime con TV e lavastoviglie. 
Più di un terzo dei cittadini ancora senza casa, molti in Versilia  o nella caserma in via Filippo Strozzi. Poche attività commerciali e artigianali, a pochi chilometri dal centro, hanno potuto riaprire i battenti ed è stata stampata una guida che vi aiuterà a ritrovarle. 
I cittadini felici, pagano le tasse e restituiscono quelle sospese. 
Per evitare che le numerosissime richieste dei cittadini di poter risiedere nelle nuove città rimangano inevase, si emanano direttive commissariali dure ed esplicite. Nel frattempo chi, furbescamente, sta ancora in albergo, dovrà uscirne, entro 15 giorni. 
Il Commissario per la ricostruzione dichiara alle telecamere “E’ tutto a posto, solo la sanità in Toscana ha qualche problema, quindi la benzina costerà 2 centesimi di più”. 
Il Consiglio Comunale di Firenze nell’ultima riunione decide dove sistemare le attività circensi. 
L’Italia esalta il miracolo fiorentino. 
I cittadini fiorentini, ingrati, si ritrovano in centro a festeggiare Capodanno.

Jamo frà!!! Piazza Palazzo, 31 dicembre 2010, ore 22.00.

Sta arrivando il 2011.




E’ consuetudine scrivere qualcosa, un augurio, quando l’anno vecchio sta andando via e il nuovo si accinge ad entrare. Lo scorso anno scrivevo  così.
Quest’anno però è difficile, paradossalmente più del precedente, forse perché qui nell’Aquilano il 2010 è stato ricco di avvenimenti, ma povero di risultati.
Inutile quindi battezzare il 2010 come l’anno del risveglio, delle manifestazioni, dell’orgoglio aquilano, della dignità dei cittadini, perché tutto questo ci è costato moltissimo in termini di energia, forza e coraggio, ma al contempo, a fine anno, i risultati concreti non si vedono, almeno quelli che speravamo.
Quindi battezzerei questo 2010 aquilano come l’anno della presa di coscienza e innanzitutto quella di avere una classe dirigente inadatta, incapace. Politici che, chi più chi meno, non hanno cercato unità, ma divisioni, riuscendo a infliggere accettate anche alla nascente assemblea cittadina.
Si è pro o contro, sempre: qualcuno, qualcosa, assemblee, carriole, leggi, manifestazioni.
Nessuno che abbia saputo cogliere la ricchezza di tante idee, progetti, di così tante intelligenze.
Ci sono state promesse dopo ogni manifestazione: “le macerie saranno solo un ricordo”, “ora abbiamo 6 mesi per sistemare la questione tasse”, “la ricostruzione è iniziata” “avrete precisi regolamenti di condominio”, “il contributo di autonoma sistemazione sta arrivando”, “il masterplan c’è ma è segreto” e via così.
Il bastone e la carota.
Non ci siamo arresi, mai.
Ora però meglio essere buoni e dichiararsi fieri dell’anno appena trascorso!
E invece non sono fiera affatto di  svegliarmi al mattino e pensare “Chissà oggi che combinano e, quindi, cosa dovremo fare domani”.
Non sono contenta quando penso che nemmeno le manganellate ci hanno reso gli stessi diritti di altre popolazioni colpite da catastrofi!
E non posso sentirmi sollevata dal sapere che il mio Comune ha approvato  un regolamento su “Informazione e trasparenza” quando nemmeno a perderci delle ore, si trovano i piani di prevenzione e/o evacuazione.
Fiera di cosa? Di una Piazza riaperta? Di qualche strada percorribile? Certo, ma senza luci, con militari all’orizzonte, con macerie dentro i portoni, senza alcuna ricostruzione!
Felice perché? Quando nei paesi attorno regna il gelo, quello dell’abbandono, e sola la forza ci fa rimanere.
Appagata da cosa? Dalle mille promesse, dall’ultimo report sulla popolazione assistita? O dall’avere Commissari e Vice che si comportano come sceriffi emanando direttive incostituzionali e vessatorie nei confronti della popolazione?
Fiera di chi? Del consiglio comunale che, a parte le dovute eccezioni, non sa nemmeno di cosa si parla, fa mancare il numero legale, si attorciglia su presunte strategie. Ma di cosa? Qualche cittadino propone un Consiglio Comunale ombra, ma ombra di che?
Fiera di chi? Del nostro governo regionale? Di un “governatore” che dice che tutto va bene? Di consiglieri e assessori per i quali il problema “L’Aquila” neanche esiste e forse non sanno nemmeno che è il loro capoluogo di regione. Di presidenti o presunti tali per i quali se L’Aquila scomparisse non sarebbe poi così male.

Non sono certa di poter archiviare il 2010 come positivo, pur non essendomi mai tirata indietro e non avendo intenzione di farlo. Pur se ho conosciuto persone che mi hanno arricchito, ci hanno arricchito.
Mi chiedo se il 2011 abbia in serbo per noi una lucina in fondo al tunnel. Una speranza di vedere l’economia ripartire, assieme alla città. La gioia di vedere sventolare la bandiera nero-verde sul nostro Municipio, la soddisfazione di partecipare alle scelte, la normalità di essere considerati cittadini e non sudditi cui imporre regole, tasse, e manganelli.

Voglio crederci, ancora.
Auguro un sereno 2011 a tutti gli aquilani, quelli che lo sono e quelli che lo sono divenuti. E siamo tanti!

Un anno fa


Scrivevo questo, esattamente un anno fa

Tra poco sarà Capodanno. Devo riconoscere che per me questa festa ha un gran significato. Lo ha sempre avuto. Forse perché sin da bambina le raffigurazioni dell’anno che se ne va e quello che arriva, parlavano di rinnovamento, ringiovanimento. L’anno che se ne va è un vecchio col bastone che muore, l’anno che viene è un piccolo pargolo che vivrà  solo poche centinaia di giorni, poi morirà anche lui.
Il 2009 è divenuto vecchio e sta andando via, il 2010 sta per nascere: un altro piccolo maschietto vedrà la vita.
So con certezza che tanti aquilani non vedono l’ora che il 2009 muoia, intendendo tutti sperare che il piccolo 2010 ci riservi giorni migliori. Eppure io non manderò a quel paese il 2009. Neanche lui, appena nato, sapeva che a soli 4 mesi gli sarebbe capitata una catastrofe, non ha colpa, come non la hanno gli anni passati. Il 2008 che ha visto l’inizio dello sciame sismico e tutti gli anni addietro che non ci hanno preparato all’evento. Eppure ricorderemo come “cattivo” solo il 2009 che ci ha portato via tante vite, tante case, le nostre città.
Mi piacerebbe che tutti  salutassero il 2009 esattamente come hanno salutato gli altri, senza fuochi né botti, però. Perché la colpa non è del vecchietto, semmai di tutti gli uomini che nel corso di decenni hanno preparato la nostra città a ritrovarsi così come la vediamo ora. Paradossalmente il 2009, l’anno dell’evento catastrofico, ha graziato parecchi di noi, indicando alla terra di tremare alle 3,32, invece che sei ore dopo, solo sei ore che per noi ora significano essere vivi.
Bisogna rispettare un anno che sta pagando gli errori di chi l’ha preceduto. E vorrei, per il 2010, che tutti noi ricordassimo, in nome delle nostre vittime, che la tragedia non era preannunciata dallo sciame, piuttosto dalla noncuranza e faciloneria con la quale siamo stati costruiti.
Una città che vive su una mezza specie di bomba atomica, vede oggi stagliarsi palazzi a 6-7 piani, completamente inagibili, vede il proprio centro storico crollato, senza che mai nessuno si sia posto il problema di quella bomba. Senza mai affrontarlo, senza mai renderci edotti sul nostro territorio. Chi ha permesso di essere classificati come zona sismica 2, dovrebbe essere salutato e inviato a quel paese, chi ha permesso l’espansione della città su una faglia andrebbe bruciato, invece che i calendari. Non so, ma io quest’anno non mi sento di accusarlo, sebbene come il 1703, verrà ricordato come infausto. Lui e non gli anni precedenti nei quali qualcuno ci ha strutturato esattamente per crollare.
Ce l’ho con gli uomini, non con gli anni. Ce l’ho anche con quelli del 2009, ma non meno che con quelli degli altri anni.
Caro 2010, non vediamo l’ora che arrivi perché troverai persone diverse, persone che dopo il buio ora vogliono la luce. Forse queste persone si decideranno ad unirsi, per un unico obiettivo. Forse queste persone vorranno la verità e forse potranno unirsi, se legalmente possibile, in una causa collettiva contro chi ci ha classificato come territorio a rischio sismico 2, permettendo la costruzione di tutte quelle case che ora sono inagibili, contro chi ha permesso che fosse costruito il quartiere di Pettino, su una faglia, con palazzoni che ora nessuno vuole vedere restaurati. Forse nel 2010 riusciremo a lasciare un segno per i posteri. Non ci porterà soldi, ma almeno saremo un pezzo di storia che negli anni ci riscatterà agli occhi dei nostri pronipoti.
C’è qualche avvocato disposto ad aiutarci e a passare alla storia?


venerdì 24 dicembre 2010

Buon Natale

E’ Natale. Pare che dobbiamo tutti essere più buoni. Ma a me pare che, più buona di così, non posso essere.
Però non vi dico che sono buona perché voglio la pace nel mondo, perché mi sto facendo in “quattromila” per debellare le malattie, le violenze sui bambini, l’equità dei diritti, per combattere le carestie, per avere un pianeta migliore, per alleviare le sofferenze di tutti i terremotati di Haiti.
No.
Abito a L’Aquila, una cittadina di poche anime (80.000 circa, compresi i comuni colpiti dal sisma del 6 aprile 2009) che, in confronto ai mali del pianeta, sono quasi nulla.
Ma sono la mia gente, quella che incontro ogni giorno, che amo e anche odio. E che da 20 mesi e mezzo vive un disagio, non lo stesso che vivo io, ma che posso comprendere.
Non è per “buonismo” quindi che auguro alla mia gente, dal profondo del cuore, un sereno Natale. Lo auguro a tutto il mondo, ma per il mondo posso fare molto meno di quello che, pur con difficoltà, posso fare per la mia città.
Buon Natale L’Aquila.
L’Aquila tutta, non solo il capoluogo di Regione, ma tutti i borghi distrutti e dimenticati.
Buon Natale alle 1.736 persone che si trovano ancora  in strutture ricettive ed in particolare ai 608 che sono fuori provincia; auguri  ai 359 nostri concittadini che vivono in caserma a L’Aquila. Ancora tanti auguri alle 14.110 persone che sono alloggiate nel Progetto C.A.S.E., ed ai 6.936 che si trovano nei MAP. Buon Natale alle 1732 persone che sono in affitto in case non proprie a L’Aquila e a quei 455 che sono in affitto fuori L’Aquila. Tanti auguri ai 14463 concittadini che dal 6 aprile sperano di prendere il contributo di autonoma sistemazione e dove siano sistemati nessuno lo sa. Buon Natale ai cittadini aquilani e di tutto il cratere che vivono nelle proprie case (quelle classificate A o quelle B e C che sono state riparate) e che si ritrovano in quartieri e paesi vuoti. Un Natale sereno a chi aspetta ancora, dopo 20 mesi, di rientrare in una casa classificata B o C, che per lungaggini, per mancanza di soldi alle imprese, ancora è costretto a vivere chissà dove. Buon Natale a tutte le case “E”, abbandonate, sole, fredde e buie, ai palazzi storici, ai monumenti e alle stradine, alla pietre e alle macerie.
Un Natale, il più sereno possibile, a tutte le famiglie che lo vivranno nel ricordo di chi non ce l’ha fatta, quella notte.
Buon Natale a chi è restato ed a chi è andato via.
Ed ancora auguri a chi ci è stato vicino, anche da lontano. 



martedì 21 dicembre 2010

La sospensione dei Diritti


A L’Aquila è sospeso tutto, tranne le tasse.
Si è cominciato subito a sospendere alcuni diritti fondamentali. Nelle tendopoli, per esempio. In alcune, infatti, non era possibile fare assemblee, perché il “Capocampo”  richiamava strane ordinanze del Dipartimento Comando e Controllo, il solerte Di.Co.Mac., comandato dal Re Sole, Bertolaso. Persino volantinare era vietato. Inutili le proteste dei pochi cittadini in città, a quel tempo, che semplicemente ricordavano la Costituzione che nell’articolo 21 recita: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
Ma andiamo avanti, giungiamo all’assegnazione degli alloggi del cosiddetto progetto C.A.S.E.. A parte non aver capito i criteri di assegnazione, i colloqui per verificare i requisiti sono stati dei veri e propri interrogatori, paragonabili a quelli che si vedono nei film americani quando il commissario interroga l’assassino. La documentazione da portare era abbastanza ovvia, ma in alcuni casi si è toccato il ridicolo. Conosco persone che per dimostrare la stabile dimora hanno dovuto esibire lettere e cartoline ricevute, altre un mare di certificati medici, personalmente sono stata “accusata” di possedere un terreno ad Avezzano che, a parte il fatto che è stato venduto, non era neanche edificabile. Insomma per ottenere un diritto, abbiamo dovuto sottoporci a vere e proprie vessazioni. Che poi servissero a scovare i furbi è solo una illazione, visto che ancora non se ne viene a capo.
Ma arriviamo al dopo assegnazione: preciso che io abito nel progetto C.A.S.E. perché la mia casa è inagibile per problemi strutturali la cui soluzione, grazie alla confusione scaturita dalle linee guida della struttura commissariale, è di là da venire.
Viene fuori una ordinanza della Struttura per la Gestione Emergenza con la quale viene imposto, ai residenti di queste case semi-provvisorie, di dare comunicazione scritta di eventuali assenze che si protraggano per più di una settimana. Mi viene in mente l’articolo 13 della Costituzione che sancisce: La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dall'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge (mandato dell'autorità giudiziaria, GIP- polizia).
E arriviamo ai casi particolari: un nostro concittadino assegnatario di un alloggio per due persone (il titolare e la figlia) si vede revocata l’assegnazione di detto alloggio perché, nel frattempo, la figlia si iscrive all’Università degli Studi di Bologna. La caparbia amministrazione decide che il titolare deve rinunciare all’alloggio, aspettarne uno per single ed eventualmente aggiungere un divano letto per la figlia. Il cittadino aquilano fa ricorso al TAR e lo vince. Il Tribunale Amministrativo Regionale adduce, tra le altre, le seguenti motivazioni:
1.      La  condizione del ricorrente non è in ogni caso assimilabile a quella di un “single”, non potendosi considerare irrilevante la stessa condizione di padre che, alla stregua di apicali principi costituzionali (art. 30, 1° comma, Costituzione- E` dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio-), conserva il diritto-dovere di mantenere una relazione, anche abitativa, con la figlia; tanto più che quest’ultima, in base a quanto dichiarato, non ha reddito proprio, circostanza che qualifica ulteriormente una permanente relazione familiare che va certamente considerata ai fini dell’assegnazione dell’alloggio.
2.      La scelta del domicilio, per altro verso, costituisce espressione di una libertà costituzionalmente garantita (art.16 Costituzione- Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche) e presuppone un elemento volontaristico, ossia la scelta soggettiva del luogo ove collocare la sede dei propri affari ed interessi. Nel caso di specie, la permanente presenza del padre a l’Aquila, costituendo significativo legame con il territorio e interesse morale rilevante, è sufficiente a giustificare la scelta di fissare appunto in L’Aquila il proprio domicilio.
A questo punto bisogna per forza chiedersi se l’ultima ordinanza dell’instancabile “golfista” Cicchetti non sia da considerarsi incostituzionale.
L’ordinanza dà disposizione precise ai nuclei famigliari assegnatari di alloggi provvisori (o semi- provvisori!!); tra le altre l’obbligo di comunicare assenze protratte per più di 30 giorni, anche di un solo componente del nucleo, al fine di spostare il nucleo in alloggio più piccolo. Una delle  perle di tale disposizione risiede nella frase seguente e riguarda il fatto di poter ospitare in casa un famigliare senza, peraltro aver diritto ad un alloggio di dimensioni maggiori:  
    • Il soggetto a cui è consentita la ospitalità nell’alloggio del Progetto C.A.S.E. o M. A.P. segue la sorte del nucleo assegnatario; di conseguenza in caso di rinuncia o perdita dei requisiti, l’ospite deve lasciare l’alloggio contestualmente al nucleo ospitante.
In questo caso il grande capo Cicchetti entra addirittura a legiferare sulla famiglia, decretandone la costituzione indissolubile all’interno della casa!
E non è finita! L’avventuriero della Perdonanza decreta:
    • E’ inibito l’ingresso in strutture ricettive per motivazioni sanitarie.
Con questa disposizione ha violato contemporaneamente quattro o cinque articoli della costituzione!
C’è un qualche esperto che ci aiuta a ricorrere al TAR, anzi no, al Presidente della Repubblica?





domenica 19 dicembre 2010

Richiesta discorso di fine anno

Egregio Signor Sindaco,
le scrivo perché avrei piacere che lei fosse disponibile a regalarci, con i mezzi che riterrà opportuni, un vero e proprio  discorso di fine anno, a “Reti Unificate”, come fa il Presidente della Repubblica, intendendo con questo, un discorso che copra tutti i diversi aspetti del territorio martoriato dal sisma.
Molti cittadini la avevano sollecitata a rendersi disponibile per un “question time” mensile, ma purtroppo non c’è stato mai modo di poterle sottoporre alcuni quesiti che, ormai da troppo tempo, ci e mi attanagliano.
Quindi davvero auspicherei che lei, durante le festività natalizie, possa approntare un discorso e rispondere ai quesiti dei cittadini. Non quesiti specifici su problemi di singole persone, ma domande che riguardano il futuro di una comunità intera, futuro prossimo e lontano.
Io provo a buttarne giù qualcuno, se altri cittadini ne hanno altri, ben vengano. Cercherò di porre quesiti che siano di sua competenza, se taluno di quelli proposti non lo fosse, la prego di adoperarsi per avere risposte da chi può fornirle.

1. Questione macerie: Quante tonnellate di macerie dovranno essere smaltite? Quali e quanti siti sono stati individuati e quando saranno operativi? E’ prevista la selezione e il recupero delle stesse? Quali sono i costi di smaltimento e quanto si potrebbe recuperare dal riciclo dei materiali?

2. Costi della ricostruzione: esiste una valutazione complessiva del danno?

3. Ricostruzione: nonostante i problemi innescati dalle linee guida, si è fatto un progetto nel quale, almeno, sia indicato ciò che va abbattuto e ciò che può essere recuperato? Sono stati approntati studi dettagliati di microzonazione sismica?  In questo caso, quali tecniche di ricostruzione potranno essere utilizzate nei diversi casi a seconda dei risultati della microzonazione sismica?  In termini di sicurezza cosa ci può dire riguardo la ricostruzione degli edifici classificati “E”  e di quelli già agibili?

4. Nuovi insediamenti. Progetto C.A.S.E. e MAP: sono pronti i regolamenti di condominio? Come mai a fronte di circa 360.000 Euro spesi dalla Protezione Civile ancora non è possibile usufruire di tali regolamenti? A quando il passaggio dai contratti in comodato d’uso a quelli in affitto?

5. Prevenzione: quali sono i piani di prevenzione del Comune? Esistono, al momento, aree attrezzate di raccolta? Che tipo di informazione è stata data ai cittadini?

6. Viabilità: è possibile conoscere il piano generale di viabilità oppure dobbiamo aspettarci di veder nascere rotonde senza capire il perché? Si stanno chiedendo finanziamenti per l’utilizzo della rete ferroviaria come trasporto urbano? Riguardo il progetto “Metropolitana di superficie” cosa bolle in pentola?

7. Università: quali interventi si intende portare avanti per la popolazione studentesca (affitti per esempio e non solo per gli studenti, ma anche per tutti i cittadini)?

8. Piano regolatore: molto semplicemente, come siamo regolati?

9. A che punto si trova l'attuazione del regolamento riguardante la trasparenza e l'informazione, approvato dal Consiglio Comunale?

10. Il regolamento di partecipazione presentato dai cittadini, a quale punto dell'iter di approvazione si trova?


Aspettando il suo discorso di fine anno, le invio

Distinti saluti
Giusi Pitari

Qualcosa non è cambiato


E’ quasi Natale. Così, anche controvoglia, si va in giro per acquisti. Ho consultato un opuscolo che ho ricevuto per posta, nel quale si possono leggere gli indirizzi nuovi di tutti i vecchi negozi. La prima reazione è stata rabbia, perché quello che prima si faceva con una bella passeggiata, ora si fa percorrendo chilometri e chilometri. Poi arriva la tristezza, perché sarà così per tanti anni e già oggi capita che, se si nominano i “Quattro Cantoni”, c’è qualcuno che pensa al nuovo centro commerciale fuori città. Tant’è.
In giro per negozi si scambiano chiacchiere e pareri. In questi giorni la neve e il gelo sono i temi più discussi. E discorrendo del più e del meno, ci si divide.
«Avete sentito cosa è successo alle caldaie del progetto C.A.S.E.? Povera gente! » dice una signora.
«Non esageriamo adesso, è sempre successo a L’Aquila, non è la prima volta » ribatte un’altra, cominciando ad enumerare tutte le volte che in passato ha avuto problemi col freddo.
«Va bene, ma quelle case sono nuove! » cerca di dire la prima.
«Ma cosa volevate, ce le hanno date in fretta, non potevano essere perfette, hanno i problemi di tutte le case » incalza l’altra.
«Sarà che forse ora tutto ci appare più duro, siamo allo stremo» sussurra la prima delicatamente.
«Ma che allo stremo! Basta prendere una stufetta e cercare di andare avanti. Per l’acqua calda, scaldatela, per quella potabile, compratela per qualche giorno ».
La prima signora, che poi è la commessa del negozio, mi guarda e fa spallucce, poi si avvicina e mi dice: «Ho cinquant’anni, a me non era mai successo che la caldaia gelasse, si vede che queste nuove sono diverse».
Intanto l’altra parla a voce alta e sentenzia: «Questi che abitano nelle C.A.S.E. pretendono pure che qualcuno vada a cambiar loro le lampadine» e mi viene in mente che questa frase l’avevo già sentita giorni fa. Mi viene un nervoso che non riesco ad esprimere a parole. Ma è più forte di me e allora chiedo: «Possibile che siamo qui, fuori L’Aquila, dentro un negozio che prima stava in centro e parliamo dei nostri concittadini come se parlassimo di una razza inferiore? Perché non ci chiediamo tra quanto tempo questo negozio potrà tornare in centro e che fine hanno fatto le migliaia di commercianti e artigiani che affollavano la città? Perché non ci chiediamo cosa sta facendo questo ghiaccio nelle crepe dei nostri centri storici? »
Cala il silenzio, la titolare del negozio si commuove.
La cliente aquilana esce dal negozio con una sua amica e non posso fare a meno di notare la scia di profumo che si lascia dietro. Una scia uguale a mille altre, quelle di sempre, che sanno di ore e ore passate davanti allo specchio a scegliere la collana migliore, l’anello più brillante, la pelliccia più unica, le scarpe più di moda, per andare, prima di Natale, a fare acquisti fuori città. E fare ancora, come sempre, la prima donna, che sentenzia e con sufficienza va via, voltando le spalle e non degnando di alcuna risposta, una sua coetanea in pantaloni e scarpe da montagna, con tanto di giacca a vento, che stamattina ha fatto una doccia fredda, non si è lamentata, è uscita e le sembrava che qualcosa fosse cambiato. E invece no.
Jamo ‘nanzi!.

giovedì 16 dicembre 2010

VITA DA TERREMOTATO (le regole di Cicchetti)




Se sei terremotato te ne accorgi subito, anche quando ti dicono che l’emergenza è finita. Infatti a dichiarazioni unanimi di “normalità” subito si susseguono regole, regolamenti, divieti.
Le ultime direttive per la razionalizzazione delle soluzioni abitative, emanate dall’instancabile Vice Commissario Cicchetti, sono un vero e proprio gioiello.
Per punire questa popolazione ingrata e approfittatrice, Cicchetti stringe il pugno e così da domani i terremotati dovranno seguire le seguenti regole:

1. I terremotati potranno ospitare nelle C.A.S.E. e nei MAP componenti del nucleo famigliare inizialmente non compresi nel contratto di comodato (comodato d’uso, ancora comodato d’uso). In ogni caso l’alloggio rimarrà lo stesso e non si potrà nemmeno chiedere di avere un ampliamento. Il familiare finalmente ricongiunto seguirà la stessa sorte del nucleo (parole prese dalla dichiarazione stessa) e perderà il c.a.s..
In soldoni, se un terremotato vuole ricongiungersi ad un suo familiare che magari è ancora in albergo o che è sbattuto chissà dove con il contributo di autonoma sistemazione, può farlo, senza alcun problema e senza rivendicare nulla. Ohibò, grazie per la concessione!


2. I nuclei familiari sono un tutt’uno. Quindi se un membro della famiglia del terremotato è in albergo ed uno in autonoma sistemazione, devono optare per un’unica soluzione, la più conveniente (per lo Stato), cioè il contributo di autonoma sistemazione.
In soldoni: se un terremotato che lavora a L’Aquila ha deciso di prendersi il contributo di autonoma sistemazione e vivere a L’Aquila in un alloggio condiviso con altri (ci sono moltissime situazioni di questo genere), lasciando la madre anziana (che fa parte del suo nucleo famigliare) in albergo sulla costa, ora deve portarsi la madre nell’alloggio di fortuna, entro 15 giorni.

3. Se dopo il sisma sei andato a  vivere fuori del tuo comune ed hai iscritto i figli in una scuola fuori dal tuo comune di residenza e lavori in quel comune, non puoi stare in albergo, hai diritto solo al contributo di autonoma sistemazione.
In soldoni: prima del terremoto lavoravi ad Avezzano pur risiedendo a L’Aquila con tutta la tua famiglia. La tua casa a L’Aquila ancora non è agibile, quindi stai usufruendo dei servizi messi a disposizione dall’emergenza. Hai scelto un albergo ad Avezzano per ovvi motivi di convenienza. Non potendo far pendolare, per un tempo indefinito, i tuoi figli piccoli che vanno a scuola, li hai iscritti ad Avezzano. Bene tra 15 giorni sono cavoli tuoi: via dall’albergo e ti danno solo il contributo di autonoma sistemazione. Arrangiati! Dimenticavo: lo stesso trattamento ce l’hai se stai in albergo ad Avezzano e lavori a Celano.

4. “E’ inibito l’ingresso in strutture ricettive per motivazioni sanitarie”. Questa non l’ho capita, forse vuol dire che chi è ospitato in albergo non può ricevere visite?

5. Se sei un terremotato assegnatario di alloggio C.A.S.E./ M.A.P., Fondo Immobiliare, e non utilizzi l’alloggio assegnato per un periodo continuativo superiore a 3 mesi, o lo utilizzi solo nei fine settimana o per periodi saltuari, vieni cacciato via.  A richiesta, puoi essere nuovamente assegnatario di altro alloggio idoneo, ove venga assicurata la relativa fruizione continuativa, nei limiti delle disponibilità e dei diritti di priorità degli altri nuclei in attesa di assegnazione.
In soldoni: avevo già scritto di un caso particolare di un mio amico che è paradossale nella sua cruda realtà ,  rileggetelo (è qui ) !!!  Inoltre se sei terremotato e magari hai la possibilità di andare all’estero per tre mesi a fare un lavoro che sognavi o semplicemente perché la tua azienda te lo impone, devi lasciare l’alloggio, arrangiandoti per lasciare le tue cose da qualche parte. Quando torni ti rimetti in lista. Insomma sei provvisorio, meglio che non allacci rapporti con i tuoi vicini di casa, questi possono cambiare dall’oggi al domani.


6. Nel caso di assenza di un singolo componente o di parte del nucleo per il medesimo periodo, il nucleo ridotto dovrà essere spostato in un alloggio di pezzatura adeguata al nucleo residuo.
In soldoni: se sei terremotato e tuo figlio va all’estero per un progetto erasmus, il nucleo familiare viene trasferito in una casa più piccola. Non è chiaro cosa succede quando tuo figlio torna. N.B.: se il nucleo famigliare diminuisce l’alloggio diviene più piccolo, se cresce (vedi punto 1) rimane uguale.


Quindi a tutti i terremotati: per colpire qualcuno che fa il furbo, dopo 20 mesi,  ci viene tolto il diritto a vivere come cittadini normali. Ci viene detto di rimanere stabili e immobili, ci viene ribadito che le case di cui siamo assegnatari non sono  fruibili  in maniera normale, ci viene detto che si sta in albergo solo perché siamo tutti approfittatori, ci viene detto non sei più aquilano se sei stato costretto ad andare fuori.
E per loro neanche una regola!! E ce ne sarebbe di che: prima di stabilire i diritti e i doveri nostri, dite alla gente che da 20 mesi aspetta, quali sono i tempi della ricostruzione leggera e pesante, qual è il crono programma per questa città. Allora sì che potremo regolarci di conseguenza. Non vorrei mai che tra qualche anno, se mio figlio si sposa, io debba trasferirmi chissà dove.


mercoledì 15 dicembre 2010

Gli alberi di Natale



Lo scorso Natale, per il quarto anno consecutivo, l' azienda AMA di Roma (il corrispondente della nostra ASM) ha raccolto gli abeti di Natale, comperati dalle famiglie per essere addobbati e che le famiglie stesse non avevano di dove piantarli, e li ha usati per rimboschire alcune aree. Ne sono stati raccolti un migliaio. Più della metà degli alberi raccolti sono risultati essere in buone condizioni e sono stati ripiantumati a cura del Corpo Forestale dello Stato. I restanti abeti sono stati trasferiti ad un impianto di compostaggio per essere trasformati in compost, un fertilizzante di alta qualità con cui si potranno concimare piante in vaso o da giardino.
In realtà molti comitati di cittadini in giro per l'Italia si organizzano per non buttare gli abeti: il Comi­tato di Quar­tiere Colle degli Abeti  –  Roma Est dà appun­ta­mento a gen­naio a tutti i Col­lea­be­tini pos­ses­sori di abeti nata­lizi che abbiano supe­rato indenni le festi­vità, per la pian­tu­ma­zione degli stessi nella varie aree verdi del quar­tiere. 


A L’Aquila di certo se ne raccoglierebbero di meno, ma sarebbe davvero importante dare un segno: raccogliere questi alberi e con l'aiuto della Guardia Forestale portarli per esempio a San Giuliano, o usarli per rinverdire aree consumate dai vari progetti C.A.S.E..
Ci proviamo? 

Frasi famose (seconda puntata)

Bertolaso: “l'obiettivo è di fornire ai cittadini abruzzesi tutte le informazioni disponibili alla comunità scientifica sull'attività sismica delle ultime settimane” [a proposito della Commissione Grandi Rischi- 31 marzo 2009]

Bertolaso: non ho dubbi sulla decisione di trasferire il G8 dalla Maddalena all'Aquila: è stata una scelta sicuramente vincente [maggio 2009]

Bertolaso:Il G8 in Canada è costato un miliardo di euro, 10 volte di più di quello che è costato il G8 in Italia, ma questo non lo dice nessuno. [giugno 2009]

Bertolaso: L'Aquila è il più grande cantiere d'Italia. [settembre 2009]

Bertolaso: I morti dell’Aquila potevano non esserci, e soprattutto essere molto meno tra i giovani. [ottobre 2009]

Bertolaso: "L'Aquila in massa è con me"[febbraio 2010]

Bertolaso: «Forse mi sono fidato troppo» [febbraio 2010]

Letta: «Nessuno speculatore all'Aquila» [febbraio 2010]

Bertolaso: “una protesta un po’ singolare, forse perché siamo quasi in campagna elettorale” [22 febbraio 2010] 

Bertolaso: Pensare di rimuovere le macerie in tempi brevi non è possibile e chi pensa che con le carriole si possa portare via tutto, sbaglia [marzo 2010]

 Bertolaso: L'Aquila può essere ricostruita in 7, 8 anni a patto che si lavori "senza sosta". [6 aprile 2010]

Gabrielli: Io dico al giovane Lolli che da figlio di operai ho sempre diffidato di due categorie di persone: quelle che parlano per slogan e quelle che fanno i rivoluzionari avendo le spalle coperte. [aprile 2010]

Bertolaso:  “L’Italia non fa bella figura”. [a proposito del film Draquila- maggio 2010]

Bertolaso: L'emergenza a L'Aquila è finita [luglio 2010]  

Bertolaso: "Tra la Campania e L'Aquila c'è una grande differenza, qui tutti gli impegni e le promesse sono state rispettate". [ottobre 2010]

Gabrielli: “dovrebbero venire in Friuli a vedere come si fanno opere per governare” [novembre 2010]

 


martedì 14 dicembre 2010

Piazza Palazzo


Riapre Piazza Palazzo. Dopo 20 mesi, finalmente, potrò essere considerata una normale cittadina che entra nella Piazza del nostro antico Municipio, nonché Piazza di tante serate e pomeriggi indimenticabili, senza timore di essere denunciata per reato. Non ricordo più quante volte ho buttato giù quelle transenne assieme ai miei concittadini. Ricordo la prima volta, il 14 febbraio 2010: avevo persino paura, non certo della mia città, ma delle conseguenze che i solerti poliziotti mi sussurravano all’orecchio. Ricordo l’ultima volta, l’8 dicembre 2010, mi sono sentita stupida a reiterare un reato!
E’ difficile spiegare a chi non ha mai perso la sua città cosa vuol dire che una Piazza riapre. Una Piazza nella quale non c’è nulla, se non palazzi puntellati. Ma viene strappata ad una zona rossa di 160 ettari, fatta di macerie di storia, macerie di vita, macerie di morte.
Ci sono voluti sfondamenti, carriole, litigate con Commissari, amministratori, chissà quanti soldi per renderla sicura e, soprattutto, tre concittadini denunciati. Ma riapre, ora riapre, finalmente.
E comincia la mia quinta vita, perché la quarta cominciò lì, il 14 febbraio 2010, quando commisi un reato e verificai l’immobilismo, la non curanza, l’inettitudine, la miseria, la sporcizia, la disperazione.

E’ il  momento di premere per Piazza IX Martiri e Piazzetta del Sole, poi San Biagio, Santa Giusta, San Marciano, Santa Maria di Roio …………….

L’Aquila, bella mè, te vojo revedè!

lunedì 13 dicembre 2010

Frasi famose (prima puntata)




Per mantenere la memoria......

Berlusconi: ricostruiremo una nuova città in 28 mesi [7 aprile 2009]

Berlusconi: Bisogna prendere questo come un camping da fine settimana [9 aprile 2009]

Berlusconi: Sto cercando casa a L'Aquila [luglio 2009]

Bossi: La ricostruzione procede spedita, meglio che in America. Gli aquilani devono avere pazienza, la città rinasce. [agosto 2009]

Berlusconi: Settantuno chiese saranno restituite al popolo dei credenti, altre abitazioni antisismiche e una nuova casa dello studente [novembre 2009]

Berlusconi: Tutte le case realizzate qui sono case per il futuro. Qui è tutto in costruzione e per la primavera sarà immerso nel verde grazie ai prati e agli inserimenti arborei, così sembrerà che il villaggio abbia già qualche anno di vita. [novembre 2009]

Berlusconi: Cercate prima di diventare medici, avvocati e ingegneri e poi, magari interessatevi alle cose che servono per la vostra città e per il vostro paese [ Gennaio 2010 – ai bambini di una scuola elementare]

Berlusconi: In tempo record, abbiamo aiutato 65 mila vittime abbiamo ricostruito un'intera città per coloro che hanno perso le loro case. Abbiamo anche ricostruito tutte le scuole distrutte. [16 settembre 2010- Le Figarò]

Berlusconi: Per il centro dell’Aquila stavamo portando via le macerie, il Consiglio Comunale dell’Aquila con una delibera ce lo ha impedito [Oggi al Senato]

Chiodi: Il masterplan della città è riservato [6 aprile 2010]

Prestigiacomo: “Nei prossimi giorni comincerà l’operazione di trasporto delle macerie nei tre siti di stoccaggio già individuati e in un quarto che si sta definendo. Entro pochi mesi le macerie saranno solo un ricordo e per il centro dell’Aquila potranno avviarsi i restauri.” [7 marzo 2010]

Chiodi: Due anni e le macerie saranno completamente rimosse, come dopotutto lo stesso ministro Prestigiacomo aveva anticipato in una sua recente visita a L’Aquila. [7 aprile 2010]

Chiodi: le macerie verranno rimosse man mano che la ricostruzione andrà avanti [novembre 2010]

Bondi: Possibile ricostruire il centro storico di L'Aquila se si lavora insieme [settembre 2010]

Vespa: Per piacere date l’idea che questi puntelli vengano via via smontati e che il centro torni a vivere! [dicembre 2010]


mercoledì 8 dicembre 2010

L'Immacolata


Da un paio di giorni sono nervosissima, dormo male, mi arrabbio con facilità, più del solito insomma. Così stamane, sono arrivata in centro per addobbare l’albero di Natale con un umore che non era proprio quello giusto.
E così, anche per non smentirmi mai, ho suggerito ad alcuni amici di andare a portare un po’ di addobbi in zona rossa. Detto, fatto.
Transenne che si aprono, militari che cercano di fermarci e chiamano i carabinieri, la digos che ci segue. Come al solito. Piazza Palazzo, Piazza dei Gesuiti e Piazza San Pietro. Un colpo al cuore, ancora una volta.
Il palazzo scoperchiato, la chiesa mozzicata, le pietre a terra, il leone protetto. Le macerie, quelle che dovrebbero essere portate via a mano a mano (quando?), i quadri appesi alle pareti, i portoni che vomitano ancora sassi e poi una fontana messa in sicurezza, transennata, chissà perché.









Sono nervosa sì, quando sento che dopo 20 mesi il nuovo responsabile della Protezione Civile dice che, per questioni di sicurezza dei cittadini, saranno ricostruite le chiese, ma le case no, perché è prioritaria la sicurezza. E riesce a citare anche studi scientifici, mandando in sollucchero chi da tempo lo dice!
Cosa significa? Non è vero forse che ci sono tecnologie all’avanguardia? Tecniche di costruzione innovative?
No, non è questo il problema, la questione gira attorno ai soldi che non ci sono e allora, dopo 20 mesi, ci si aggrappa a tutto.
Una città d’arte, un capoluogo di regione, rischia seriamente di non venir ricostruita e la nuova L’Aquila, quella sicura, già c’è, sparpagliata in 19 costosissime new town.
Così alla rabbia si è sostituita la pena, sì, ho sentito pena per me stessa. Perché imperterrita e felice entro nella mia città, a portarle fiori e addobbi. Come se servisse a qualcosa.

E allora oggi più che mai RIAPRIAMO LA CITTA’, SMILITARIZZIAMOLA E FACCIAMOLA NOSTRA. Non sia mai detto che, siccome diroccata e ferma, non ci piace più.

martedì 7 dicembre 2010

Il primo regalo del nuovo anno

Ricevo oggi per posta elettronica dal Direttore amministrativo del mio Ateneo:


A partire dal 1 gennaio 2011 prende inizio la riscossione dei tributi non versati dal 6 aprile 2009 al 30 giugno 2010. La riscossione avverrà senza applicazione di sanzioni, interessi e oneri accessori, mediante il pagamento del dovuto in massimo 120 rate di pari importo.
E’ possibile  chiedere al sostituto d’imposta di trattenere l’importo dovuto dallo stipendio il quale provvederà al relativo versamento.
A tal fine  è stato predisposto un modello da utilizzare che dovrà essere rispedito, debitamente e chiaramente compilato, al Settore VI Contabilità del Personale.
Per il calcolo delle imposte sospese nell’anno 2009 sarà necessario consultare il mod. CUD 2010 redditi 2009  già inviato per posta elettronica (i punti sono specificati nel modello da compilare e nell’ allegato 2)
Per il calcolo delle imposte sospese nel 2010, relativamente agli stipendi, sarà necessario consultare i cedolini  da gennaio a giugno 2010 (i punti sono specificati nel modello da compilare e nell’allegato 2).
In caso di ulteriori redditi di lavoro dipendente o assimilato diversi dagli stipendi, percepiti da gennaio a giugno 2010,  l’imposta sospesa deve essere sommata a quella di cui al punto precedente.
Per richieste relative a copie di cedolini dovrà essere utilizzato l’indirizzo mail.......

Le richieste di rateizzazione saranno caricate sulle retribuzioni del mese successivo a quello di invio.  Non  potranno essere  versate rate in ritardo. Così, ad esempio, se il modello compilato viene inviato all’ufficio competente nel mese di marzo 2011 le trattenute saranno inserite sullo stipendio di aprile 2011 e le rate di gennaio-marzo 2011 dovranno essere versate autonomamente dall’interessato.
Si consiglia di avvalersi dell’assistenza di un CAF o di un professionista abilitato.
Eventuali variazioni dipendenti da successive disposizioni legislative verranno prontamente comunicate.
Si allegano:
  1. Modulo di domanda
  2. Esempio di compilazione della richiesta
  3. Tabella dei codici catastali dei Comuni




                                                                                                                           

domenica 5 dicembre 2010

Berlino, 5 aprile 2009

Questo post fa parte di una delle mie vite precedenti, quella prima del 6aprile 2009, la mia seconda vita. Scrivevo questo alle ore 21.30 del 5 aprile 2009. Ero appena tornata da Berlino. Era domenica, come oggi. Le 309 vittime, come me, erano a casa. L'Aquila era una città meravigliosa.


Ho avuto un’idea. Geniale.
Paghiamo ai nostri politici/amministratori delle gite educative nelle altre città europee. Cosa significa? Che vanno lì, come fossero dei turisti e, in incognito (tanto all’estero non li conosce nessuno) se ne vanno in giro per la città. Così, per esempio, potranno vedere che a Berlino ci sono ben 9 linee di metropolitana, più alcune (penso almeno 12) linee di superficie che fanno il giro della città e alcune di queste vanno in continuazione da est a ovest attraversando la nuova stazione (tutta in vetro e con fotovoltaico integrato quindi completamente indipendente dal punto di vista energetico), e la famosa Berlin-Friedrichstraße che è una delle stazioni più centrali assieme a Hauptbahnhof e la Potsdamer Platz ed ha segnato per anni il confine tra Berlino Est e Ovest. Tutti i treni passano ogni 5 muniti e la sera ogni 10 o 15 minuti. Senza contare i bus e i tram.
Così un qualsiasi politico, ovunque si trovi, anche se all’aeroporto, può salire su un treno ed arrivare dove vuole comprando un biglietto da 2 Euro e 10 centesimi che vale per due ore. Qualsiasi mezzo si prenda e qualsiasi numero di corse si faccia. Inoltre, in ciascuna macchinetta per fare i biglietti (funzionano tutte) si possono fare biglietti giornalieri (6,10 Euro) o per turisti da 72 ore (che comprendono anche qualche museo) e così via. Sui treni, che non hanno divisioni di vagoni, ogni tanto passa una persona in borghese che esibisce il tesserino e controlla i biglietti.
Il nostro amministratore rimarrà sbigottito di come le stazioni sono belle, pulite e non pericolose, vedrà biciclette salire sui treni senza dover pagare di più. Andando in giro si stupirà di come la città è pulita: non ci sono cartacce in giro, né bottiglie, men che meno cacche di cane; non si vedono barboni, pulisci vetro, bancarelle abusive, venditori ambulanti; solo ogni tanto qualche bravo musicista in un angolo che suona chitarre, fisarmoniche, flauti …… e se si vuole gli si può offrire qualcosa.
Il politico/amministratore non potrà fare a meno talvolta di prendere il Taxi: per arrivare all’aeroporto non dovrà contrattare, pagherà 30 Euro, non troverà traffico e non perderà il volo.
Non potrà fare a meno di arrivare a Potsdamer Platz e guardare quelle forme architettoniche audaci con gru dappertutto che costruiscono in continuazione cercando di colmare il divario est-ovest. Nessun manifesto contro le nuove costruzioni, nessun movimento e/o politico che vuole cambiarle, solo gente contenta che si aggira e va al cinema, al teatro o in qualche bel museo.
Che altro? In albergo per 38 Euro a notte e a sole 10 fermate da Potsdamer Platz avrà la colazione compresa e che colazione! A parte il caffè.
Ad un certo punto l’amministratore/politico cercherà un cassonetto e non ne troverà neanche uno, neanche in periferia e non troverà sacchetti abbandonati o mucchi di cartone vicino agli esercizi commerciali. Solo alla periferia Est troverà due campane per la raccolta differenziata una per il vetro bianco e l’altra per il vetro colorato. Vedrà una Università immersa nel verde raggiunta da migliaia di studenti tutti in bicicletta sulle piste ciclabili, che sono ovunque in città; nel cestino posteriore della bici vedrà che le persone portano borse e zaini non legati senza quindi, apparentemente, aver paura che qualcuno le sottragga.
Dopo qualche giorno e solo dopo aver visto tutto ciò il nostro politico/amministratore penserà: ma questa è Berlino, ha una storia particolare, deve riscattarsi, dimenticare e quindi è ovvio che sia così, chissà! Tutti i soldi della Germania saranno qui. Allora potremmo inviarlo a Heidelberg e quando dirà che è una città antica, lo invieremo a Friburgo, a Kassel …. Se dirà che sono città di medie dimensioni lo invieremo a Bonn e poi persino a Passau.
Quando sarà solo un po’ incuriosito, potrà incontrare il suo corrispettivo tedesco e chiedergli come ha fatto.
Basterà copiare!!
Allora tornerà in Italia, a Roma, e atterrerà a Ciampino. Dovrà prendere l’autobus per la Stazione Termini e impiegherà un tempo variabile. Anche fino ad un’ora e mezza, perché dovrà affrontare il traffico cittadino. A volte passerà 20 minuti alla Stazione Termini a soli 100 metri dalla fermata ma non potrà scendere. Vedrà nel suo piccolo viaggio cittadino, le entrare della metropolitana tutte sporche, non illuminate, e piccole piccole, cartacce ovunque, sentirà l’autobus sobbalzare ad ogni buca, tante buche (e ricorderà le strade tedesche perfette), vedrà milioni di cassonetti, tutti traboccanti e barboni intenti a cercare qualcosa, vedrà milioni di venditori ambulanti, gente che non si allontana neanche un centimetro dalle proprie valigie, bottiglie di vetro, marciapiedi occupati da bancarelle …. Poi scenderà dall’autobus e sentirà un puzzo di urina impressionante e in ogni piccola fessura e finestra cieca troverà immondizia, pesterà miriadi di cacche di cane, vedrà gente dormire per terra. Allora prenderà l’autobus per L’Aquila (dopo avere attraversato una metropolitana puzzolente, brutta e pienissima di gente e borseggiatori pagando 1 Euro per un biglietto che vale 75 minuti, ma una sola corsa metro) e gli occorreranno almeno 40 minuti per arrivare al casello autostradale che dista appena 10 chilometri. Si addormenterà e sognerà la Porta di Brandemburgo. Poi si sveglierà per i sobbalzi dell’autobus che nel frattempo è giunto a L’Aquila. Vedrà sulla sua sinistra prima del Famoso Hotel “Agip” una costruzione tipo capannone con il tetto di vecchio Eternit. Si girerà e vedrà zone incolte (ricorderà solo allora dei giardini e dei parchi fioriti di Berlino, Parigi, Monaco, Lione, Kassel, Amsterdam, Copenhagen…..) passerà con un certo imbarazzo sui binari della metro, e cercherà di non guardare i cassonetti sui marciapiedi e i sacchetti e le cartacce in giro dappertutto.
Poi scenderà dall’autobus. E anche se non farà nulla,
perlomeno saprà che un altro mondo è possibile.

sabato 4 dicembre 2010

Ju Boss, i gioielli, i tabacchi, il caffè e l’albero

Era l'8 dicembre dello scorso anno. L'albero di Natale lo rifacciamo ancora, ci vediamo mercoledì prossimo ai Quattro Cantoni (ho conservato tutte le palline dello scorso anno) 

Una lista di ingredienti che oggi hanno “fatto” una città.
Al di là delle case e casette, dei viaggi e dei disagi, delle polemiche e dei proclami. La città era lì a Piazza Regina Margherita.
Ci siamo abbracciati, abbiamo brindato, ci siamo raccontati e siamo tornati quelli di sempre. In un angolo di città. La nostra città.
Sotto la solita pioggerellina, a parlare delle nostre solite aiuole dimenticate, delle nostre vite, spezzate perché non condivise.
Un bicchiere di vino, una vetrina scintillante e un albero. Tanti addobbi, tante foto. Un vortice di emozioni dimenticate.
Alcuni messaggi lasciati in una scatola. Tra cui uno di Valentina che ci ricorda la nostra “Principessa L’Aquila” ed augura a tutti gli abitanti del “suo regno” di godere un po’ di serenità, data dalle piccole cose. Perché Valentina ricorda che è bello oggi poter ancora aspettare il Natale.
Una grande forza si è sprigionata da quella piazza, quella dei cittadini che si riconoscono nel proprio centro, in abitudini mai dette, nei palazzi rattoppati. Tutti, dico tutti, desiderano riconquistare le loro strade.
Natale arriverà, come sempre e come sempre avremo un luogo per incontrarci, piccolo o grande che sia.
Poi arriverà Capodanno e conquisteremo un altro pezzo di noi.
Quessa è L’Aquila, frà.

Giusi Pitari

venerdì 3 dicembre 2010

Lettera di una giovane aquilana

SCRIVE PAOLA, UNA MAMMA AQUILANA:
Ieri mia figlia di 10 anni era a casa a causa di un malanno di stagione e visto che le era stato impedito di utilizzare qualsiasi mezzo informatico, elettronico e televisivo, non le è rimasto altro che leggere o scrivere.
Dopo aver letto un pò ha deciso di scrivere una "sceneggiatura" ed ecco quello che ne è uscito (riporto parola per parola così come lei ha scritto senza aggiungere, nè togliere, tantomeno correggere)

2/12/2010 ore 17,30.
Due amiche che non si vedono da un pò di tempo si incontrano per caso un lunedì mattina nel mezzo delle bancarelle di piazza d'uomo.
Jessica: ciao come stai?
Erika: ciao. Io bene tu?
Jessica: anch'io. Io sto bene grazie, ci prendiamo un caffè?
Erika: si volentieri.
Jessica: Allora andiamo.
Erika: Ok ma a quale?
Jessica: a quello a capo piazza per te va bene o no o ai una preferenza?
Erika: no no va bene no volevo solo sapere.
Jessica:ok allora andiamo che sennò si fa tardi io poi devo andare a preparare il pranzo e ci metto un pò.
Dopo aver preso il caffè ed aversi raccontato tutto ciò che ra successo dall'ultima volta che si erano viste si abracciano e si ripromettono di rivedersi al più presto possibile.
Questa sarebbe una storia comune ovunque vai ma non per le due amiche. Se loro non vivessero una in una palazzina anonima e l'altra in un albergo della costa.
La loro città, L'Aquila, non non ha più un cuore dove incontrarsi.

giovedì 2 dicembre 2010

FERMATEVI !


Si susseguono a L’Aquila svariati eventi disastrosi, naturali e non. E così capita che tra di noi ci si scambiano battute e si ironizza, un po’ per scaramanzia un po’ “per non morie”.
Ma davvero cosa sta succedendo?
Nonostante differenti  calamità naturali si stiano scagliando sul nostro territorio mettendo in evidenza tutti gli errori e le speculazioni di questo territorio, la cosa che mi spaventa di più è la completa mancanza di una visione d’insieme. Insomma è come se la logica dell’emergenza fosse l’unica possibile.
Questa mia città, seppur transitoria (speriamo) è una vera schifezza. Perché non si sta facendo nulla di provvisorio: tutto appare invariabilmente definitivo. Senza un progetto. Vedo sorgere ogni cosa: da case di legno, a case con tetti di legno, scavi per nuovi centri commerciali, case di colori improbabili, ma, soprattutto si fanno un mare di rotonde. Scherzando, tempo fa, si diceva: “Diventeremo la città delle 99 rotonde” e,  pian piano, ci stiamo riuscendo.
Così ai posteri lasceremo tante rotonde, incolte e ingombranti.
Per esempio, al posto delle due rotonde che portano al frequentato centro non storico, ma commerciale, non si poteva fare una sopraelevata? 
Si vabbè, avremmo impiegato più tempo (forse), ma avremmo anche potuto farla avveniristica, con l’aiuto di qualche architetto. Avremmo potuto dotare l’incrocio di una passaggio pedonale…. ma si sa, per ora siamo in emergenza traffico, quindi risolviamo (??????) quello, ai pedoni ci pensiamo poi.

Siamo costretti ad usare l’automobile, per forza. Provate ad uscire dal progetto C.A.S.E. di Cese per andare alla vicina edicola o al bar!! E’ impossibile, il traffico è pauroso e il marciapiede appena accennato; per non parlare dell’illuminazione, peggio di un presepe!
In questa matassa il cui bandolo neanche si cerca, la Giunta Comunale approva un progetto di Bike Sharing (10.11.2010): cicloposteggi integrati con il trasporto pubblico e biciclette elettriche per incentivare gli spostamenti con mezzi sostenibili in strade insostenibili!
Per l’occasione il Sindaco ha dichiarato: Siamo in presenza di un ulteriore passo in avanti verso una città più moderna, funzionale e sostenibile, attenta alla qualità della vita e alla tutela dell’ambiente.
A guardarla oggi terremotata, alluvionata, buia, incasinata, deturpata, con pannelli fotovoltaici sulle nuove C.A.S.E. che non si sa se e come funzionano, a me viene in mente solo un pensiero: 

FERMATEVI! 

Chiamate qualcuno che sia bravo, ma bravo bravo (tra i cittadini aquilani ce ne sono a bizzeffe): ci vorrà un anno, ok, ci fermiamo e ricominciamo daccapo.